Presentazione dell’ultimo libro di Andrea Grillo a Napoli
Si è svolto sabato 10, il primo incontro “napoletano” per la
presentazione dell’ultimo testo di Andrea Grillo. Il prossimo, lunedì 12 febbraio,
presso il complesso di San Lorenzo Maggiore.
Un’opportunità per riflettere sulla Chiesa ministeriale e sul
ministero ordinato.
Umberto Rosario Del Giudice
Nel pomeriggio di sabato 10 febbraio, si è tenuta il primo
incontro “napoletano” per la presentazione dell’ultimo libro di Andrea Grillo, che
ha per tema L’accesso
delle donne al ministero ordinato (sottotitolo Il diaconato
femminile come problema sistematico).
Il primo incontro si è svolto al Centro Hurtado di Scampia
ed anticipa quello di lunedì 12 che si terrà all’Auditorium del
complesso di San Lorenzo Maggiore cui parteciperà anche mons.
Gennaro Matino.
Al Centro Hurtado
di Scampia, noto centro di formazione, la presentazione è stata moderata da
Francesca Avitabile, è, accanto all’autore, ha proposto brevi cenni dell’annosa
questione del “femminile nella Chiesa” Adriana Valerio.
Il testo è tutto da leggere e segue, a distanza di pochi
mesi, un altro testo dello stesso autore Se il sesso femminile impedisca di
ricevere l'ordine. Ventiquattro variazioni sul tema (qui
già presentato).
E se nel primo testo l’autore offre una panoramica storico-critica
degli elementi “impedienti” (tra cui il sesso femminile) che giungono fino al Concilio
Vaticano II, nell’ultimo testo sono offerte riflessioni a partire dai “pronunciamenti”
che vanno dal 1976 e che hanno interessato anche dibattito teologico.
In modo particolare, l’autore riprende la questione a
partire dai “segni dei tempi” indicati da Giovanni XXIII (da non dimenticare
che fu proprio questo Papa a introdurre l’espressione “segni dei tempi” nel
linguaggio cattolico ufficiale a partire dal n. 4 di Humanae salutis del 1961).
Nell’Enciclica Pacem
in terris (sulla pace fra tutte le genti fondata nella verità, nella
giustizia, nell’amore, nella libertà) il Papa dichiarò che sono tre i fenomeni
che caratterizzano l’epoca moderna: (secondo l’odine dell’Encilcica) la
valorizzazione dei lavoratori come soggetti e persone in tutti i settori del
mercato e della convivenza; la dignità della donna nella vita pubblica e una
comunità politica senza più “popoli dominatori e popoli dominati”.
Di questi tre “segni dei tempi” (della modernità) l’autore riprende
in modo particolare il secondo punto, che così giace nel testo della Pacem in
terris:
«In secondo luogo viene un fatto a tutti noto, e cioè
l’ingresso della donna nella vita pubblica: più accentuatamente, forse, nei
popoli di civiltà cristiana; più lentamente, ma sempre su larga scala, tra le
genti di altre tradizioni o civiltà. Nella donna, infatti, diviene sempre più
chiara e operante la coscienza della propria dignità. Sa di non poter
permettere di essere considerata e trattata come strumento; esige di essere
considerata come persona, tanto nell’ambito della vita domestica che in quello
della vita pubblica».
E sulla scorta di questa evidenza (ormai a tutti “nota”) che
va ripensato non solo il ruolo della donna nella Chiesa ma il suo possibile
accesso al ministero ordinato poiché tutte le precedenti precomprensioni culturali,
e quindi teologiche, non hanno mai posti il problema a partire da questo dato. La
cultura teologica che ci ha preceduto (in modo particolare quella rappresentata
magistralmente da Tommaso d’Aquino) ha fatto i conti con i dati delle epoche e
delle culture per le quali il “sesso femminile” era impedimento all’accesso al ministero
ordinato parimenti con l’essere schiavi, l’essere condannati per omicidio,
l’essere disabili e l’essere figli naturali.
Tenuto conto di quest’impostazione è più che urgente
rileggere l’approccio teologico all’accesso al ministero ordinato. Né convincono
i pronunciamenti di Inter
insigniores (1976) e Ordinatio
sacerdotalis (1994) che, sotto questo profilo, vanno rilette e
ripensate e, quindi, del tutto riformulate.
Il “non potere” di inclusione, ricorda Grillo, diventa di
fatto un “potere di esclusione” motivato solo su un “silenzio” (aggiungo,
presunto) di Gesù che, al contrario, chiede una radicale interpretazione. D’altra
parte, gli argomenti di “autorità” e quelli di “somiglianza” non offrono congrue
motivazioni teologiche.
Il testo di Grillo riconferma la solidità del metodo e la
profondità di impostazione, sempre più necessaria al magistero gerarchico e al
magistero teologico.
Il tema appare sempre più attuale se considerato anche nell’ambito
dell’autocomprensione della Chiesa.
Un tema che per certi versi appare “profetico”.
Lunedì 12 febbraio, altro incontro e altri approfondimenti.
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