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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Megafoni e scribi del Magistero ecclesiastico?

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  All’indomani del “caso Lintner” alcuni commenti apparsi danno davvero a pensare… Vale la pena ricordare che i teologi non sono affatto chiamati semplicemente a raccogliere e descrivere argomenti solo probatori di ciò che afferma il Magistero.   Umberto Rosario Del Giudice   Rispetto alla vicenda che ha visto p. Martin Lintner raccogliere molta solidarietà, sono apparsi, di contro, commenti indelicati che non meriterebbero neanche di essere presi in considerazione: commenti che però dicono tanto rispetto alla percezione della “fede vissuta e pensata” e che narrano il contesto in cui si sta consumando una vicenda molto delicata. Da una parte, il non sentirsi “chiesa”; dall’altra la confusione e la incomprensione del ministero del teologo. Il tenore di alcuni commenti è questo: ü “La teologia cattolica è a servizio della Chiesa cattolica e del Magistero…”; ü “La teologia non ha il compito di sindacare, criticare, inventarsi altre strade…”; ü “Il problema è che ogg

Due pesi e due misure? Sul “caso Lintner”

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  Due pesi e due misure? Sul “caso Lintner”. Breve dichiarazione.   Umberto Rosario Del Giudice In poche ore si sono già registrate  attestazioni di stima insieme a preoccupazioni attorno a quello che è divenuto, suo malgrado, il “caso Lintner”. Martin Lintner, stimato accademico, sudtirolese religioso dei Servi di Maria, Professore ordinario di Teologia Morale e di Teologia spirituale, Presidente della commissione degli studi, ha visto la sua candidatura a Decano dello Studio Teologico Accademico di Bressanone bloccata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Il Dicastero ha informato che non è stata concessa approvazione a causa delle pubblicazioni di Lintner su questioni di morale sessuale cattolica.   Le manifestazioni di solidarietà sono tantissime, a partire dai colleghi stessi di Lintner. Altri sono intervenuti mettendo in evidenza come un tale intervento di fatto limita la libertà accademica della teologia, ma anche non fanno bene alla Chiesa stessa ( Marcello Neri ); una

Per favore oggi non predicate della missione episcopale!

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  La pericope evangelica di oggi non ha la diretta intenzione di indicare il ruolo dei vescovi o di suscitare vocazioni al presbiterato. Al centro c’è la responsabilità dei discepoli (tutti) investiti della stessa missione di Gesù: consapevolezza che dona gioia profonda.   Via Crucis Latinoamericano, 15a estación - Pérez Esquivel Umberto Rosario Del Giudice   La pagina del Vangelo di questa domenica appare come un inciso che conclude da una parte la presentazione di due azioni missionarie, quella di Giovanni il Battista (Mt 3, 2) e di Gesù (Mt 9, 5), dall’altra apre alla missione dei discepoli. In modo particolare, Mt 9, 36 – 10, 8 sembra un appello a darsi da fare nel contesto delle comunità cristiane della “prima ora” che appaiono come “folle senza pastore”. Molto probabilmente, infatti, il redattore di questa pericope guarda alla situazione a lui contemporanea delle comunità cristiane che crescono di numero ma con poche guide. Questa “folla”, non più “entusiasta” (Mt 4, 25; 5, 1) ma

“Uso di ragione”, Codici e modelli interpretativi

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  Partecipazione come “stato mentale” e partecipazione come processo affettivo e simbolico tra i due Codici   Umberto Rosario Del Giudice   Partecipazione e paradigma conciliare Nel suo libro Eucaristia , che appare come uno studio approfondito, fondamentale e ormai indispensabile per la sacramentaria del XXI secolo, Andrea Grillo rimanda ad almeno quattro affermazioni-chiave del Concilio Vaticano II intorno alla liturgia eucaristica. Mi soffermerò brevemente sul terzo punto che vorrei leggere parallelamente al testo codiciale. Grillo afferma che la partecipazione attiva «affida ai “riti e preghiere” una funzione di mediazione corporea della salvezza. L’esperienza della comunione non è anzitutto “ mentale ”, ma “ procedurale ”: la sequenza rituale – non lo “stato d’animo” – è al centro dell’esperienza ecclesiale» [1] . Il passaggio operato dall’assise conciliare afferma dunque il superamento della “preoccupazione” intellettuale e mentale in favore di un modello di condivisione simb

Prendere la grandezza della sua e della tua storia

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      “Oggi riceverai Gesù per la prima volta nel tuo cuore”. Mese del “cuore di Gesù”, “prime comunioni” e ambiguità di un linguaggio soggettivistico. Cosa direi oggi a mia figlia. Umberto R. Del Giudice Nel mese tradizionalmente dedicato al “Cuore di Gesù” (devozione il cui ambito è stato in parte ricondotto su una buona comprensione teologica da Rahner che ha presentato il tentativo di riportare alla incarnazione e al “cuore” quale parola originaria e simbolo originario ) [1] molte sono le “prime comunioni”. Tra le varie frasi vi è una su cui sarebbe opportuno riflettere: “Riceverai per la prima volta Gesù nel tuo cuore”. È una frase commovente. È una frase profonda ma anche profondamente ambigua, spesso erronea, e tutto dipende da chi lo dice e da chi ascolta. Dal punto di vista emotivo è una frase ad impatto. Fa un grande effetto. Ma cosa imparano i “novelli comunicandi”? cosa arriva loro? E, soprattutto, cosa si può intendere con questa frase? Non sembri una questio

Codici e formazione: circa una Comunicazione dell’Ufficio liturgico di Napoli

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  Umberto R. Del Giudice   Tra due giorni la fine del  Campionato di Calcio di Serie A ; si avvicinano ulteriori festeggiamenti per la città di Napoli. All’uopo, l’ Ufficio Liturgico dell’Arcidiocesi di Napoli ha emesso una Comunicazione ricordando che, nella consapevolezza che la festa ha assunto variegate espressioni di gioia, i casi in cui anche durante la liturgia, «che ha una sua natura propria ed un suo linguaggio simbolico», si sono rivelati come inopportuni gesti e atteggiamenti di festeggiamento. Da una certa «ilarità e anche una comprensibile “partecipazione”» si è passati ad «una riflessione sulla loro opportunità e liceità». La preoccupazione giuridica della comunicazione (si parla di liceità) lascia però il posto ad una più squisitamente “liturgica”. Il testo continua e ricorda che «ogni luogo deve conservare il suo codice verbale e simbolico: come non può essere eseguito un canto liturgico dagli spalti dello stadio, o esporre un’immagine sacra al centro del terreno di gi