Lodare e abitare il tempo
Umberto R. Del Giudice «La scena dell’universo newtoniano su cui avevano luogo tutti i fenomeni fisici era lo spazio tridimensionale della geometria classica euclidea. Era uno spazio assoluto, un contenitore vuoto indipendente dai fenomeni fisici che avevano luogo in esso. Nelle parole di Newton: “lo spazio assoluto, per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale e immobile” [I. Newton , Principi matematici della filosofia naturale , Torino 1977, 102 (or.: Philosophiæ naturalis principia mathematica , London 1687)]. Ogni mutamento del mondo fisico veniva descritto in funzione di una dimensione separata, il tempo, che era a sua volta assoluto, non avendo alcuna connessione col mondo materiale, e fluendo uniformemente dal passato, attraverso il presente, verso il futuro. “Il tempo assoluto, vero, matematico”, scrisse Newton, “in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente”» [1] . In questo movimento ines