Misericordia tra emozione e comprensione

 


Per una breve introduzione al programma litrugico della XXIV Domenica del Tempo Ordinario.



Umberto Rosario Del Giudice


Siamo nell’Anno C e il programma liturgico di questa XXIV Domenica del Tempo Ordinario appare molto lineare. Il tema centrale è la “misericordia”; essa viene presentata in una narrazione che pone due elementi imprescindibili: uno psicologico e l’altro teologico.
Il formulario e il lezionario ricordano che, dal punto di vista della percezione umana ed emotiva, la misericordia è un’esperienza rivelatrice che comporta anche graduale comprensione del mistero di Dio.

Le letture e il formulario

Il racconto di Esodo ricorda che per l’intercessione della preghiera di Mosè, che “supplicò”, “il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo” (cfr. Es 32,7-11.13-14). Nella esperienza di questo personaggio è tracciata tutta la storia di lenta progressione della comprensione del popolo ebraico in relazione all’agire e all’essere di Dio. Il vertice di questa esperienza è offerto dal noto Salmo 50 che, riprendendo gli aspetti più emotivi del singolo “peccatore orante”, controbilancia sentimenti di “lode” alla consapevolezza di “peccato”.
Anche la seconda lettura riprende la dinamica esperienziale tra “consapevolezza e gioia” attraverso le parole di Paolo il quale “rende grazie a colui che lo ha reso forte” (cfr. 1Tm 1,12-17).
Peccato, misericordia, gioia costituiscono un trinomio puro per l’esperienza confidenziale di “pace e di fede” (cfr. Antifona d’ingresso) e che apre i cuori al servizio magnanimo nella comunità (cfr. Collette).
La stessa seconda lettura, tuttavia, apre agli aspetti più teologici della “misericordia”: essa non è una semplice concessione di un Dio la cui immagine neolitica permane ma è l’attributo che ne rivela in Cristo agire ed essere («la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù»). Il cristocentrismo, rivelando l’essenza di Dio, è il culmine del racconto teologico della celebrazione odierna («Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo» cfr. 2Cor 5,19, Canto al Vangelo).
Ma sono i racconti evangelici ad offrire un quadro teologico chiaro: le cosiddette tre parabole sulla misericordia del Vangelo di Luca, a più riprese e con diversi aspetti (cfr. Lc 15,1-32), presentano il modo di agire divino che condurrà Gesù stesso a rivelare in sé un modo di esser di Dio, bilanciando il tema teologico con l’esperienza di gioia la quale non è presentata solo come elemento psicologico di chi riceve il perdono ma anche di chi lo dà: la gioia per l’uomo vivente va oltre la “dura cervice” che non riesce a spegnere l’azione di Dio, poiché Dio è dono magnanimo e costante in sé. L’azione di Dio è riconosciuta come prezioso dono amorevole che conduce alla comunione e alla festa (cfr. Antifone alla comunione).
Questo agire proprio di Dio, livello teologico, è un’esperienza vivificante, livello psicologico, rivelandosi forza dello spirito e del corpo che, nella certezza dei celebranti, diventa dono che accompagna pensieri e azioni (cfr. Post-communio).

Brevi conclusioni

Il programma celebrativo non indugia troppo dunque su concetti come “peccato” o “sensi di colpa” ma propone la “novità della grandezza di Dio” nel suo essere e nel suo agire costante per coloro che si affidano a lui e anche per coloro che sono dispersi nei loro pensieri, nelle loro preoccupazioni. La “gioia” di Dio è l’uomo vivente, il quale potrà gioire se si accorge, nella redenzione di Cristo, della peculiare attenzione materna di Dio padre (come significativamente evocano le mani del padre nell'opera di Rembrandt, Ritorno del figliol prodigo: una con tratti più maschili e l'altra più femminili).
Buona domenica a tutti.

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