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Secondo incontro per il libro di Andrea Grillo: mons. Matino spiega la scelta della Chiesa di Napoli

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    Secondo incontro “napoletano” col testo di Andrea Grillo. Modera Adriana Valerio. Interviene mons. Gennaro Matino che ricorda che la Chiesa di Napoli sta operando, nell’orizzonte oggi consentito dalla disciplina, una scelta di valorizzazione del ministero e del servizio delle donne anche a livello direttivo della Curia di Napoli.   Umberto Rosario Del Giudice Nella splendida cornice della sala Sant’Antonio del complesso di San Lorenzo, lunedì 12 febbraio si è svolto il secondo incontro “napoletano” per la presentazione del libro di Andrea Grillo. Ha moderato Adriana Valerio presentando la riflessione dell’autore e la risposta benevola di mons. Matino che ha apprezzato il libro e ha espresso la volontà della Chiesa di Napoli a fare ciò che ora si può (e si deve) fare. Ecco il breve resoconto di questo secondo incontro.   La relazione di Andrea Grillo: perché il secondo libro Andrea Grillo ha ricordato il primo testo uscito un anno fa circa, in cui procedeva ad un

Presentazione dell’ultimo libro di Andrea Grillo a Napoli

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  Si è svolto sabato 10, il primo incontro “napoletano” per la presentazione dell’ultimo testo di Andrea Grillo. Il prossimo, lunedì 12 febbraio, presso il complesso di San Lorenzo Maggiore. Un’opportunità per riflettere sulla Chiesa ministeriale e sul ministero ordinato.     Umberto Rosario Del Giudice     Nel pomeriggio di sabato 10 febbraio, si è tenuta il primo incontro “napoletano” per la presentazione dell’ultimo libro di Andrea Grillo, che ha per tema L’accesso delle donne al ministero ordinato (sottotitolo Il diaconato femminile come problema sistematico ). Il primo incontro si è svolto al Centro Hurtado di Scampia ed anticipa quello di lunedì 12 che si terrà all’ Auditorium del complesso di San Lorenzo Maggiore cui parteciperà anche mons. Gennaro Matino .   Al Centro Hurtado di Scampia , noto centro di formazione, la presentazione è stata moderata da Francesca Avitabile, è, accanto all’autore, ha proposto brevi cenni dell’annosa questione del “femminile

Necessità dell’unità ecclesiale e oscurità della categoria di “atto invalido”

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  La recente Nota del Dicastero della Fede “ Gestis verbisque ” che dichiara nulla la celebrazione dei Sacramenti con “gravi modifiche apportate alla materia o alla forma” ripropone l’annosa questione degli atti “nulli” nel sistema canonico e ricolloca tutti gli atti liturgici sotto l’ombra oscura della sola precomprensione giuridica della vita di fede.   Umberto Rosario Del Giudice   La recente Nota del Dicastero della Fede “ Gestis verbisque ” ha bisogno di una lettura attenta e chiara: essa, infatti, se considerata in modo unilaterale rischia di confondere concetti e contesti più di quanto sia necessario e doveroso. Rimandando ad altre reazioni (quella di Andrea Grillo e di Stefano Sodaro ), propongo una rilettura del Documento, la ripresa di alcuni concetti e possibili risvolti.   Finalità della “ Gestis verbisque ” Le finalità della Nota sono dichiarate fin dalla sua premessa a firma del Prefetto Víctor Manuel Fernández per il quale è necessario evidenziare la “

“Alterum excludit, alterum redintegrat”. Il caso

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  Donna convivente chiede sacramenti. I “chierici” della parrocchia le rispondono che “è illegittima” e non può accostarsi neanche alla penitenza.     Umberto Rosario Del Giudice   Il caso Vengo a sapere di un caso molto particolare. Lo espongo brevemente per poi tirare alcune conclusioni. Ida (nome di fantasia) è convivente da anni. Col suo compagno, col quale ha un figlio di dieci anni, vive con profondità e lealtà. Tre anni fa decide di avvicinarsi ai sacramenti e di chiedere la preparazione per la cresima e frequentare il (per-)corso prematrimoniale. Finiti entrambi i percorsi, per varie contingenze, non convola più a nozze e rimanda anche la cresima. Ida ora ha una piccola aspirazione: accompagnare come madrina la piccola nipote al battesimo. Decide così di riprendere il cammino di fede interrotto. Per capire il da farsi, manifesta le sue intenzioni al diacono della stessa parrocchia dove tre anni prima aveva compiuto il cammino. Il diacono, prima, e

“Castighi”: la formula dell’assoluzione dei religiosi diventa parte della traduzione tutta italiana? Un’ipotesi

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  Una breve ricerca apre nuove piste. L ’ Atto di dolore, nella versione italiana, interpolato a partire dall ’ assoluzione dei religiosi?     Umberto Rosario Del Giudice   Seguendo la pista “ de pœnis ” si arriva a restringere il campo: i “castighi meritati” fanno parte di un’orazione post litanica usata anche per l’assoluzione dei religiosi. Nel XIX secolo è attestata come formula di assoluzione per i terziari francescani. Nell’edizione del 1925 la formula prima posta alla fine del Rituale , è spostata in calce alla Capitolo “ De pœnitentia ”. Rimane lì anche nell’edizione del 1952, quella immediatamente antecedente all’ Ordo attuale. Riguarda l’assoluzione dei religiosi e cita, non nella formula né nell’atto di pentimento ma nell’orazione, un testo così traducile: « Mostraci, o Signore, la tua ineffabile misericordia: perché tu possa liberarci da tutti i nostri peccati e dai  castighi che meritiamo per essi ». Credo che il “castighi meritati” tra assoluzione ai r

I "castighi" dell'atto di dolore: confondere formule, tradizione e coscienze

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  Dietro la formula più conosciuta in italiano dell’atto di dolore una storia recente di precomprensione giuridica dell’atto sacramentale che non va ritenuta “tradizionale” ma che viene confusa come “la più tradizionale”. Bisogna far luce sulle parole del rito per riequilibrare e ricomprendere l’esperienza del cammino penitenziale.     Umberto Rosario Del Giudice   Atto di dolore e “castighi” italiani Dopo un passaggio dell’intervista di Fabio Fazio al Pontefice, l’interesse attorno ad una formulazione tutta italiana dell’atto di dolore, che comprenderebbe “i castighi meritati”, ha posto la necessità di verificare le fonti. Andrea Grillo ha aiutato a ricostruire le fonti e la posta in gioco rispetto alla dinamica rituale ricordando che la formula dell’atto di dolore, così come giace nel Rito della Penitenza (ovvero il testo pubblicato dalla CEI), differisce da quella presente nell’editio typica del 1974 [1] . Eccone la sinossi:   Ordo Pænitentiæ 1974 (n. 45) Rit