Chiese e monarchie: tanto antiche e tanto moderne?
Umberto Rosario Del Giudice
Elisabetta II: Capo di una Chiesa tanto antica quanto moderna
È morta una regina; è morta l’unico Capo di Chiesa cristiana donna. I funerali di Stato (ovvero “funerali di corona”), celebrati nell’Abbazia di Westminster, sono anche funerali per il Capo Supremo della Chiesa d’Inghilterra (anglicana) che conta circa 85 milioni di membri (con articolazioni varie).
Per vari motivi, l’identità nazionale inglese non ha fatto a meno di una certa identità religiosa. Forse non c’è bisogno di andare con la mente ad Enrico VIII né al fatto che, mentre in Francia le note vicende dell’Ancien regime condussero ai moti della Rivoluzione francese (1789), il Regno Unito, sebbene vittorioso, affrontò una “crisi” postbellica (in riferimento alla Guerra dei Sette anni, 1756-1763) che lasciò strascichi sia economici sia di ulteriore reazione contro il Regno centrale. In Nordamerica, infatti, le tensioni si fecero sentire con una continua forza separatista che portò alla Dichiarazione d’Indipendenza americana (1776). E l’Inghilterra dovette affrontare le pressioni esterne che condussero a nuove relazioni con le (ex) colonie e con il resto del Commonwealth. Le tensioni “interne” non toccarono molto la monarchia che per questo riuscì a conservare l’antica forza, sebbene nella ormai consolidata forma parlamentare. Così la Chiesa d’Inghilterra: grande attenzione alle antiche tradizioni e grande apertura alla modernità. Una tensione che i sovrani inglesi hanno saputo conservare dapprima con un approccio illuministico alle “altre culture religiose”, e poi superare con fomre di tutela e valorizzazione del “diverso”. E non è stato solo attenzione agli affari interni. In questo conteso, Elisabetta II ha saputo essere un “Capo di Chiesa” tra grande rispetto per l’antico e massima apertura per il nuovo: e la Chiesa anglicana è apparsa ad un tempo antica e modernissima.
Sta di fatto che tra i rappresentanti delle diverse fedi religiose erano presenti ai funerali della Regina delegazioni delle fedi più diffuse nel Commonwealth (indu, buddismo, ebraismo...) finanche ad una rappresentanza dello zoroastrismo. E la prima lettura, 1Cor 15, 20–22 prevista per ogni esequie nel rito anglicano, è stata letta da una donna cattolica e afroamericana (tra i rappresentanti dello stesso Commonwealth).
Una “pratica” che, sebbene nel contesto fiabesco, è riuscita a far percepire l’anglicanesimo come “aperto” e “disponibile”, sebbene “conservatore”.
Il Papa e la Chiesa: realtà monarchica antica e moderna?
La Chiesa cattolica ha fatto e fa moltissimo per intessere nuove relazioni tanto col “mondo contemporaneo” quanto con le altre fedi religiose (Gaudium et spes ne è una delle testimonianze più veraci). Ma cosa succederebbe se durante una liturgia esequiale venisse chiesto ad una donna protestante di leggere la prima lettura? C’è un ostacolo giuridico per vedere lettrici e lettori di diverse fedi ai nostri amboni (cfr. can. 230 §2, che parla di “laici” ovvero, nel Codice, di coloro che hanno concluso l’iniziazione cristiana secondo il rito cattolico), figuriamoci se dovessimo celebrare un rito esequiale di un vescovo cattolico o dello stesso pontefice affidando una lettura ad una persona di un’altra fede… Non riusciamo a condividere il pane e il vino, possiamo condividere l’ambone? E se lo facciamo durante le esequie del cerimoniale episcopporum?
Se da una
parte abbiamo avuto l’ardire di percorrere percorsi inediti, dall’altra abbiamo
sempre qualche “chiusura di troppo”.
Mentre la
Chiesa d’Inghilterra ha saputo tenere insieme antico e moderno, sembra che la
Chiesa cattolica non sappia fare a meno di quella tendenza ad opporsi alla
modernità tanto da modificare, se non con grande fatica, alcune sue “convinzioni
tradizionali” (da non confondere con la Tradizione). Ed è di pochi giorni fa la notizia che il Sinodo tedesco appare tanto antico in alune posizioni e tanto moderno in altre...
In altre parole,
se è vero che il cerimoniale regale non ha saputo fare a meno di un “catafalco” contrariamente a quanto successo per gli ultimi papi (e il bel pezzo di Andrea Grillo sulla teologia del catafalco ce lo ha ricordato), è
anche vero che la Chiesa cattolica ha altri “catafalchi da livellare” non tanto
secondo le aspettative democratiche di tutti, ma secondo una buona accoglienza di
quelle istanze che non tradiscono la Tradizione ma chiedono di rinnovare le
pratiche.
Conclusioni: Chiese e terzo millennio
Le Chiese di
questo millennio dovranno essere tanto mistiche quanto antiche, e tanto antiche quanto moderne. Ritorno intelligente alla Tradizione e Riforma radicale delle pratiche: in questo quadro anche la Chiesa cattolica continuerà a superare, nei fatti, le dinastie museali
che affliggono molte fedi e molte devozioni, anche le proprie.
Forse, avendo il Capo della Chiesa d’Inghilterra la preoccupazione principale di essere un Monarca e un Direttore di unione di Nazioni, ha saputo superare la tensione col “moderno”; mentre molta parte di Chiesa cattolica, ha ancora la preoccupazione di essere “contro la modernità”, e, per questo, a tratti, molto più reazionaria e conservatrice di quanto possa servire. In fondo, la Chiesa vive ancora la tensione di una “questione romana mai risolta” attraverso una tensione antimodernista quasi freudiana. Una tendenza che spesso afflige più i cattolici non praticanti ma devoti che i teologi e i pastori. Se oggi, infatti, non è il Monarca del Vaticano a sentirsi prigioniero delle proprie mura (di Casa Santa Marta), sono le pratiche, non solo liturgiche, che sono recluse nelle mura del sistema organico e ottocentesco monarchico e clericale, senza riuscire del tutto a tradurre la Tradizione, confindando tutti i “fedeli cattolici” nelle trincee leonine di convinzioni antimoderniste.
Ma servono fedi religiose antiche e, allo stesso tempo, moderne, ovvero poco monarchiche e più attente alle ricchezze e alle identità comuni.
Insomma, bisogna livellare i catafalchi dei monarchi e aprire le navate per vedere fuori e fare entrare dentro, tralasciando le strutture fiabesche dei regimi sovrani, e riprendendo quel bel numero 8 di Lumen Gentium, che contempla la Chiesa di Cristo oltre la sola struttura sociale di questo mondo. Un numero tanto antico quanto moderno, tutto da riprendere.
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