La paura di essere semplici? IRC e possibile decreto Zan

 

 


Si torna a parlare del disegno di legge sull’omofobia. Voci contrastanti ma anche molto impaurite. Il dibattito fa emergere limiti di comprensione ma anche imprecisioni su quale sia il compito degli IdR, e fa luce su presupposti che limitano e impoveriscono la didattica per l’IRC. Chi ha paura di una legge che per la prima volta pronuncia “l’omofobia” denuncia la propria povertà di parole, di vedute e di didattica; una povertà che non ha niente a che fare con la semplicità cristiana.

 


Umberto R. Del Giudice

 

Da qualche giorno si è tornato a parlare del disegno di legge, conosciuto come “DDL Zan”, che propone l’introduzione dell’aggravante di odio omofobo per i reati di atti discriminatori e violenza.

Sui quotidiani e sui social rimbalzano le posizioni. Qualcuno ha anche rilanciato un’intervista del prof. Incampo che già qualche mese fa si diceva preoccupato: il professore dichiarava di avere davvero “paura” del possibile “decreto Zan”. Il prof. Nicola Incampo, oltre ad essere ritenuto un esperto in materia di Insegnamento di Religione Cattolica, è Insegnante di Religione oltre che Direttore dell’Ufficio scuola e pastorale scolastica della Diocesi di Tricarico (Matera): la sua posizione, dunque, è considerata autorevole. Ma le sue dichiarazioni, che si rivelano come riepilogo di tanti approcci, lasciano perplessi e non appaiono condivisibili: né la preoccupazione, né il merito giuridico, tantomeno l’approccio didattico sembrano equilibrati, realistici e costruttivi.

È vero anche che le parole del prof. Incampo fanno eco a quelle della Nota della CEI e pubblicata nello scorso giugno.

I pareri vanno qui ripresi per offrire una breve riflessione, dal punto di vista giuridico e, soprattutto, dal punto di vista didattico. Sotto quest’ultimo aspetto si potrebbe porre la domanda netta: “davvero gli IdR sono in pericolo?”.

A ben vedere bisogna rispondere con un tranquillo, sereno e deciso “no!”.

 

I Vescovi e il “DDL Zan”

La Nota della Presidenza della CEI del 10 giugno 2020 non teme di ribadire, con papa Francesco, che le «discriminazioni –comprese quelle basate sull’orientamento sessuale– costituiscono una violazione della dignità umana» e aggiunge che esisterebbero «già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio».

Questo parere potrebbe essere condivisibile, ma dimentica che l’introduzione delle modifiche del DDL Zan amplierebbe i casi di “istigazione a commettere o il commettere violenza o atti di provocazione” e si andrebbe a configurare un reato che tuttora è intercettabile solo con l’estensione del concetto di “reati contro la persona” e la “dignità personale”. In altre parole, c’è bisogno di evidenziare nel nostro ordinamento l’aggravante della motivazione omofoba rispetto ai reati penali contro la persona. Non sarebbe mai possibile confondere questa aggravante di reato con la libera espressione di un’opinione riferita ad una posizione dottrinale cattolica o di qualsiasi altra religione, sempre che tali opinioni non siano imposte ideologicamente, proposte come criterio di superiorità e che non siano direttamente collegate con l’istigazione, l’odio e la violenza. C’è qualcuno che nelle intenzioni e nelle parole riportando il dato naturale che la procreazione sia tra “maschio e femmina” e che questa relazione è innalzata a “sacramento matrimoniale” possa mai avere paura di incorrere in un’istigazione all’odio o in un atto violento?...

Qualcuno sembra avere molto timore…

L’esempio poi che il quotidiano dei Vescovi riporta come possibile ripercussione delle modifiche alla legge, ovvero l’iscrizione nel registro degli indagati per le espressioni di un alto Prelato, è fuori luogo, poiché confonde tempi, luoghi e, soprattutto, dichiarazioni. Il Card. Fernando Sebastián Aguilar fu indagato per delle espressioni che oggi nessuno potrebbe condividere: egli riferì che “l’omosessualità” era una deficienza sessuale “semplicemente pari” ad altre deficienze fisiche; così facendo ha messo a nudo quel che di peggio ci potrebbe essere in un pastore o in un IdR: pessima sensibilità pastorale, crassa ignoranza scientifica e palese incapacità linguistica.

Di ben altro peso è la segnalazione del prof. Mario Chiavario che sulle pagine dello stesso quotidiano dei Vescovi cattolici segnala che nel DDL Zan mancano dei netti sbarramenti affinché «la repressione penale non diventi arma di repressione “di idee”» (Errori da vedere e contrapposizioni da evitare. Non è nel Ddl Zan la via contro l’odio, in Avvenire, 16 aprile 2021).

Tuttavia, anche questa posizione troppo impaurita appare una conclusione disorganica alla luce dei molteplici chiarimenti in materia, soprattutto se si chiarisce che l’aggravante è riferito a “pericolo concreto” e non a opinioni che non istighino all’odio e alla violenza.

Alle varie perplessità ha risposto a più riprese lo stesso relatore della proposta di legge, il deputato Alessandro Zan (ad esempio sul Domani, su La Repubblica): il relatore respinge le accuse che scorgono nel testo la possibilità di una limitazione della libertà di espressione o censura o bavaglio. Nessuna repressione è dietro l’angolo.

In ogni caso, il parere strettamente giuridico sulla possibile modifica sembra cogliere alcuni limiti procedurale ma fa luce sulle ottime opportunità a disposizioni del giudice in sede di giudizio penale.

Le varie preoccupazioni si dissipano davanti all’analisi giuridica della norma che di fatto affianca l’atto antidiscriminatorio al divieto di compiere violenza.

Le modifiche del DDL Zan appaiono necessarie perché per la prima volta la legge chiamerebbe in causa direttamente l’atteggiamento e la mentalità omofobica.

 

Insegnamento, didattica e dottrina

Qualcuno ha dichiarato che, se venisse confermato il DDL Zan, «la ricaduta sulla Scuola e sugli IdR in particolare, sarebbe pesantissima»: una posizione che, alla luce dei fatti, non può trovare consensi, e per vari motivi.

Insegnare che, per la dottrina cattolica, l’unione di due persone di sesso differente, ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole, sia l’unica realtà e l’unica comunione di vita che è “elevata a sacramento” e in cui la dottrina cattolica riconosce il massimo dell’espressione dell’amore coniugale, non significa affatto incitare alla violenza. Ragion per cui nessuno potrebbe imputare a un qualsiasi insegnante la sollecitazione di un atteggiamento di odio né la formulazione di una idea di “superiorità” fondata sulla affettività eterologa. Nessuno può e potrebbe incolpare chi riporta una dottrina fondata sulla semplice constatazione che la generazione ha bisogno di due persone di sesso diverso e che, per lunga tradizione, questa comunità di vita sia stata riconosciuta come “sacramentale” ovvero come rimando immediato alla presenza del Cristo e della sua azione in mezzo a noi. Se detta così, chi mai potrebbe accusare un IdR di promuovere discriminazione e atti di violenza omofobi? Mancherebbero i presupposti penali che potrebbero far configurare il reato di “istigazione all’odio” e “atti di violenza” a causa di “odio omofobo”.

Solo un pressapochista o uno che l’odio ce l’ha nelle parole non riuscirebbe a far bene distinguere le cose nei propri interlocutori.

L’IdR è chiamato a fare “sintesi” (secondo quanto ricorda la Nota dei Vescovi del 1991): deve essere capace di mettere insieme dottrina, cultura, linguaggi…

Ed è proprio e soprattutto di linguaggio e di linguaggi che dobbiamo tener conto.

A ben vedere, oltre ad una pseudo morale sessuale vulgata che sembra non riuscire a distinguere (sebbene la dottrina l’abbia già fatto) tra atto omosessuale, identità omoaffettiva e bene migliore possibile della persona, il vero problema risiede nelle parole, nel linguaggio, ovvero, nei pregiudizi.

Se insegnare ciò che la Chiesa cattolica propone è mediato da linguaggi approssimativi, scorretti e (in alcuni casi) davvero discriminatori, bisogna cambiare mestiere e forse anche pensieri.

Gli IdR avranno un’altra possibilità per compiere bene il loro compito che è così proprio che nessuna dottrina può fermare né contenere: accompagnare con cuore aperto, libero da pregiudizi, alla scoperta della meravigliosa tradizione cristiana secondo la dottrina cattolica, che rimane semplice, reale, compressiva, inclusiva, anche nelle sue idee chiare.

Nessun odio, nessuna parola fuori posto.

È tanto difficile?

A questa domanda, chi ha paura ha già riposto di sì. Che peccato!

 


Commenti

  1. Non ho paura a mettere in pratica, quanto Lei auspica e si aspetta che facciano gli IdR, perchè personalmente già applico queste modalità. Il mio timore è che spesso i linguaggi e la comunicazione NON SONO UNIVOCI; se io dico A, chi mi ascolta non è detto che comprenda o percepisca A, per cui, pur non avendo alcuna intenzione di discriminare, ciò che io posso dire o comunicare può essere percepito come tale. Non solo, un'errata percezione può essere rapportata ai genitori con le immaginabili conseguenze, per cui si incrementano ulteriormente elementi di gogna per noi insegnanti

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    1. Qualche difficoltà è nota. Ma da questo a essere preoccupati di denuncia ex artt. 604-bis e 604-ter cp ce ne vuole!

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    2. Caro collega, mi permetto rispettosamente di dissentire in parte su quanto Lei scrive in merito alla questione sul ddl Zan; personalmente sono anni che seguo questa vicenda sull'omofobia e sull'ideologia Gender, e di conseguenza condivido in pieno quelli che Lei chiama i "timori", ben fondati a mio modesto parere, del collega Nicola Incampo, nonché le forti perplessità di illustri giuristi riportate a più riprese, ad esempio, su "Avvenire"; veda cosa succede nei paesi esteri dove c'è già una legge simile, a chi si permette di obiettare alle tesi dell'ideologia Gender, che Lei sa molto bene andare a braccetto con le idee portate avanti dalle lobby Lgbtq...., ragioni espresse in buona fede e con argomenti profondamente ragionevoli e rispettosi e tuttavia perseguitate anche legalmente proprio in forza di tali leggi ; tornando all' Italia , per esempio, avra' sicuramente presente ciò che ha passato la nostra collega di Moncalieri-Torino per aver, in modo assolutamente equilibrato e rispettoso (non lo dico io ) esposto il pensiero della chiesa in merito all'omosessualita'. Si figuri con un decreto simile quello che avrebbe passato! Cordiali saluti: Fausto Radicioni- Roma.

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    3. Carissimo Anonimo, "mi permetto di dissentire rispetosamente a quanto Lei commenta" telegraficamente.
      1. Ribadisco che dal punto di vista giuridico il cd DDL Zan n. 2005 approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020, in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge ha un titolo chiaro: "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità" e, come hanno spiegato i costituzionalisti, nella legge è centrale la "propaganda e istigazione a delinquere", non l'esposizione di una antropologia (sono cose molto differenti);
      2. Ribadisco, una cosa è esporre l'antropologia cristiana secondo la tradizione cattolica un'altra è istigare all'ideologia: come il gender è un'ideologia anche dire che l'omosessualità è in assoluto una malattia lo può essere (ed è proprio quello che ha fatto nell'ottobre 2014 la collega di Moncalieri che Lei citava che è un problema psicologico da cui è dimostrato scientificamente che si può guarire: una posizione molto ambigua e scorretta, in ogni caso: Lei questo lo chiama "equilibrato e rispettoso"? Se è così abbiamo già perso la nostra capacità di "fare sintesi culturale").
      3. Ci tengo a sottolineare, carissimo Anonimo, che il "pensiero della Chiesa" non è dire che l'omosessualità è una malattia: attualmente il magistero ricorda che l'omosessualità è "intrinsecamente disordinata" (Giovanni Paolo II) e che in altre occasioni è stato detto che vi è una "tendenza omosessuale" (in sé neutra) e un "comportamento omosessuale" (peccaminoso) come ricordava Paolo VI in Persona humana nel 1975. Io non ho nessuna paura nell'esporre il dettato del Magistero, ma starò ben attento nel dire che non c'è null'altro da dire e, sopratuttto, starò attentissimo (com'è nelle intenzioni di papa Francesco) di creare ideologie discriminanti.
      Buona giornata.

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    4. PS: ergo, caro signor Anonimo, non sono d'accordo col prof. direttore egregio dott. Nicola Incampo: credo che parli solo perché sente il dovere di intervenire o perché qualcuno gli ha fatto notare di dover parlare e difendere gli IdR. Lo ha fatto con pessimo risultato.

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