Una diga possibile: la DAD a zone come risposta locale
Rientrare in sicurezza e/è lavorare a distanza per maggior sicurezza?
Umberto R. Del Giudice
Un grafico, tanti contesti
Il grafico parla da sé. Basterebbe dare un'occhiata agli incrementi per capire che la situazione ha bisogno di scelte concrete e non di circolari, informative, allegati e comunicazioni a pioggia.
Non auspico una nuova chiusura totale: assolutamente no.
Ma ora ci vuole il coraggio di prendere decisioni serie. Non bisogna prendere decisioni "politiche"; non bisogna prendere decisioni "economiche"; bisogna guardare in faccia la realtà e fare la cosa più opportuna senza disturbare politica e senza danneggiare l'economia: bisogna attivare a zone la didattica a distanza.
Non si tratta di contrastare decisioni prese qualche settimana fa per il Paese interno - che pure meriterebbero delle riflessioni - ma di capire che bisogna agire ora in forma locale per evitare un'impennata di contagi o almeno per evitare situazioni di grave rischio (che non è mai stato "zero").
La didattica a distanza
Nei luoghi in cui i dati mostrano palesemente un'impennata, per impedire affollamenti nei mezzi pubblici, per evitare di creare situazioni di assembramenti, per non dare l'impressione che come prima si possa tutti insieme -sebbene a gruppetti piccoli- fare colazione prima e dopo la campanella come se nulla fosse... bisogna decidersi per la didattica a distanza stando attenti ai contesti, ai numeri e ai possibili risvolti.
E oggi possiamo attivare la didattica a distanza con maggiore preparazione, consapevolezza e competenze, tecniche e didattiche.
Il digitale può anche non piacere ma qui non si tratta di "rifilare metodologie di seconda mano" (che pure potrebbero auspicare una riflessione poderosa sull'azione educativa in generale) ma di rispondere responsabilmente ad un'emergenza concreta per evitare numeri peggiori.
Nessun insegnante si sottrarrà ai propri doveri, oggi più che mai e più di prima rispetto ad un periodo affrontato senza molti mezzi e con poche idee/indicazioni chiare: ora siamo più che pronti e preparati.
Nessuno studente, ne sono convinto e ne voglio essere convinto, dopo questi primi giorni di scuola crederà che sia giunto il momento di rallentare e di abbassare la tensione, dimenticando curiosità e motivazione.
Bisogna individuare le zone e i quartieri per poi sospendere la didattica in presenza per attivare quella a distanza. Ma provvedimenti regionali non possono farlo! Né basta la buona volontà delle AASSLL ormai seppellite da impegni, impellenze di varia natura e numeri di casi sospetti in crescita (si avvicina l'influenza stagionale...).
Didattica a distanza tra zone, scuole e sussidiarietà
Bisogna avere la consapevolezza dei contesti e il coraggio delle decisioni senza aspettare che l'onere delle decisioni venga delegato sempre a qualcuno "più in alto", poiché quel "qualcuno" potrebbe anche non venire mai a conoscenza della situazione reale: si chiama principio di sussidiarietà (cfr. Cost., art. 118).
Bisogna avere la freddezza dell'analisi e la valutazione dei dati: e non ci vuole molto a capire che, se i piccoli delle elementari non escono il fine settimana per bere qualcosa con gli amici, quelli più grandicelli, anche se sono più responsabili - e ne sono convinto -, potrebbero trovarsi in situazioni di rischio anche a loro insaputa moltiplicando il pericolo quando già il lunedì si recano a scuola coi mezzi pubblici spesso percorrendo chilometri ed usando autobus e metro (sempre più affollati). Un reale rischio che ora, col crescere dei numeri, andrebbe limitato più di prima.
Bisogna essere più attenti ai casi singoli e non basta una telefonata all'operatore ASL. Non c'è bisogno di genialità né di preveggenza per capire che al convivente con caso codiv accertato non basta la quarantena per ritornare a scuola (senza neanche un tampone e col solo certificato medico - rilasciato, nella maggioranza dei casi, telematicamente dopo un ragguaglio telefonico sui sintomi...).
E non c'è bisogno nemmeno di essere super competenti per capire che l'istruzione non va interrotta e che bisogna rispondere al diritto allo studio di ogni studente come anche al suo bisogno di essere seguito negli studi (come auspicato dalle linee generali per il Piano per la Didattica Digitale Integrata).
Insomma, c'è bisogno che i sindaci, i prefetti, le AASSLL, i medici, i pediatri, e soprattutto i dirigenti (vedi Lg 81/2008) abbiano il coraggio, da una parte, di evitare possibili rischi di contagio e, dall'altra, di creare situazioni di alienazione per chi è costretto a stare a casa o per chi sceglie di restarci per precauzione o perché soggetto "fragile".
Per superare le differenze tecnologiche sono state spese risorse per acquistare device pronti al comodato d'uso e sono stati messi a disposizione dal Governo "bonus internet" per il pagamento della connessione e della fibra.
La didattica a distanza è una soluzione reale pur con le risapute difficoltà: la didattica a distanza ora non è un capriccio irrilevante o una reazione irriverente; è una risposta responsabile e possibile.
Bisogna attivare la didattica a distanza a zone come risposta ai dati e ai casi.
E' importante pensare al "locale" e la riposta non sta nel chiudere tutte le scuole di un comune o di una Regione: alla chiusura di un Istituto superiore con migliaia di studenti che si muovono percorrendo chilometri andrebbero inutilmente e inspiegabilmente associate le porte chiuse di un asilo nido di poche decine di bambini magari nel paesino che non conta contagi già da qualche settimana.
Bisogna stare attenti ai dati "locali" senza aspettare decisioni generali.
Bisogna farlo subito perché i dati indicano che in Campania numeri del genere non si sono mai visti, neanche a marzo e aprile, mentre gli ospedali sono quasi al collasso. Allora vanno presi provvedimenti per evitare rischi sui grandi numeri e per quelle scuole intorno alle quali la frequenza investe dinamiche ampie.
In gioco non c'è solo la sicurezza oggi ma l'andamento dei contagi di domani.
In gioco non c'è il rientro a scuola ma la prosecuzione della scuola ovvero la possibilità di scongiurare chiusure ben più drastiche.
Decisioni possibili
Sembra sia giunto il momento nel quale i Dirigenti scolastici, sentito il parere dei Collegi dei Docenti, debbano usare responsabilmente più autorità per decidere circa la chiusura delle proprie scuole senza la paura di apparire scheriffi impauriti o iettatori patentati.
Non è saggio attendere Uffici di ASL o di Prefettura o di Comune. Non avranno mai il polso della situazione generale del particolare. Non sapranno dei presunti casi, non sapranno degli spostamenti che impegnano gli alunni per recarsi a scuola...
Le singole scuole possono far di più. Non si tratta di evitare il peggio globale, compito che imbarazza anche l'impossibilitata OMS, ma di intervenire nel caso locale.
Bisogna stare attenti ai luoghi, alle zone e ai casi, e lasciarsi alle spalle lo stile dell'amministrazione che fa cadere a pioggia decreti formali che non riescono (e non possono) rispondere ai contesti locali i quali, al contrario, chiedono valutazione dei dati e della situazione nella loro semplice complessità.
La forma di amministrare come applicazione di norme, stanca perché delude il particolare e diventa pericolosa e irresponsabile. Lo stile dirigenziale con il quale si aspetta che qualcuno faccia, guardandosi le spalle, mettendo a posto carte per salvaguardarsi dal penale e dal civile, senza davvero poter/voler risolvere i problemi, ha stancato: è uno stile che tenta di parlare linguaggi nuovi ma con strumenti vecchi, piramidali e gerachici che non affrontano il concreto. Si parla del generale e non si è capaci di intervenire nel particolare; e la comunicazione per il "rientro a scuola in sicurezza" del 29 settembre a firma della Dott.ssa Franzese, è tanto un buon vademecum generale quanto un buon esempio di amministrazione piramidale, niente di più.
Bisogna prendere delle decisioni.
Bisogna usare l'autorità con autorevolezza: e questo è possibile solo affrontando i casi particolari con decisioni particolari.
Non bisogna assumere decisioni contra legem sebbene si possa agire secundum e, soprattutto, praeter legem.
I Collegi dei Docenti possono indicare al Consiglio d'Istituto il momento per chiudere e così deliberare senza aspettare altro.
Bisogna decidere ora per assicurare la didattica continua e in sicurezza in un momento in cui i numeri stanno rompendo gli argini della prevedibilità. Bisogna farlo ora.
Aspettando che passi l'alta marea
Ma davvero è così difficile leggere un grafico e prendersi la responsabilità di intervenire o di far valere le ragioni delle statistiche piuttosto che attendere le scelte del Governatore?
Com'è strana la politica; com'è strana l'amministrazione. Com'è strana la libera responsabilità/autorità evocata che rimanda sempre ad altri le decisioni...
Siamo tutti consapevoli che non è possibile sperare di lavorare in un contesto a rischio zero: ma l'acqua alta dei numeri si fa sentire, e non abbiamo un "Mose" che ci difenda.
Ma quanto sarebbe stupido alzare le paratie dopo ondate ben più alte di questa?
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