Lodare e abitare il tempo
Umberto R. Del Giudice
«La scena dell’universo newtoniano su cui avevano luogo tutti i
fenomeni fisici era lo spazio tridimensionale della geometria classica euclidea.
Era uno spazio assoluto, un contenitore vuoto indipendente dai fenomeni fisici
che avevano luogo in esso. Nelle parole di Newton: “lo spazio assoluto, per sua
natura senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale e immobile”
[I. Newton, Principi matematici
della filosofia naturale, Torino 1977, 102 (or.: Philosophiæ naturalis principia mathematica, London
1687)]. Ogni mutamento del mondo fisico veniva descritto in funzione di una
dimensione separata, il tempo, che era a sua volta assoluto, non avendo alcuna
connessione col mondo materiale, e fluendo uniformemente dal passato,
attraverso il presente, verso il futuro. “Il tempo assoluto, vero, matematico”,
scrisse Newton, “in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno,
scorre uniformemente”»[1].
In questo movimento inesorabile “abita” la nostra concezione del
tempo: esso scorre spietato, con un ‘prima’, un ‘ora’ ed un ‘poi’.
Vorremmo forse oggi farci gli auguri per un anno che è passato e
per un altro che subentra? Dovremmo davvero augurarci di far parte di un tempo
che scorre e che ci considera solo una “virgola” del suo “andare”?
Il tempo che scorre è spietato!
Eppure oggi ci facciamo gli auguri per il nuovo anno: che sia
buono, felice, prospero… Gli stessi auguri che sempre abbiamo fatto tra noi…
Se però il tempo ha un “fine”, e non una “fine”, allora potremmo
essere meno ambigui.
Ci augureremmo di arrivare a “quel” fine…
Magra consolazione!
Se il tempo, al contrario, non scorresse inesorabile o non fosse
finalizzato dovrebbe essere vissuto come luogo d’incontro, spazio di relazioni.
Sole le “relazioni” e la loro “qualitas” possono donare la gioia di vivere
il tempo.
Per i cristiani poi il tempo è uno spazio colmo! Esso è stato
infatti abitato dal Verbo. Da qui la gioia non di augurarsi un “felice anno” ma
di festeggiare il luogo in cui il Verbo ha abitato in mezzo a noi così da “segnare”
il tempo!
Non a caso il primo gennaio i cristiani celebrano il compimento dell’ottava
di Natale con la solennità di Maria. Madre del Signore.
Il tempo, luogo in cui le relazioni si manifestano e si manifestano
anche i nostri cuori, diviene luogo di misericordia e di gioia.
Il tempo della manifestazione allora diviene momento di lode, di
gioia, di serenità e di pace per un volto che si fatto vedere, per un sorriso
che non abbandona.
Dunque, te Deum laudamus!
[1] F. Capra,
Il punto di svolta. Scienze, società e cultura emergente, ed. 10, Milano
2007, 56 [or.: The Turning Point. Science, Spciety, and the Rising Culture,
New York (NY) 1982 ].
Commenti
Posta un commento