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La sedia e la panca

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Dobbiamo far convivere la distanza rituale delle nostre assemblee con la distanza formale del diritto civile; dobbiamo attendere alla legge della celebrazione senza dimenticare i corpi che celebrano e che, se posti solo a distanza formale potrebbero creare un corpo devozionale Umberto R. Del Giudice Il 27 aprile 1792 mons. Ranieri Mancini da Cortona, in quell’anno vescovo di Fiesole, firmava il “rescritto di decreti” per la disciplina da tener in tutta la Diocesi “nella piena osservanza”. Nel Titolo “De’ Parochi” al numero 22 prescrive: «essendo non poche volte occasione di scandali, e di dispute le panche solite porsi da particolari nelle Chiese, resta perciò proibito a chicchessia di mettere panche, o sedie nelle Chiese, ed ai Parochi, o altri Rettori di accordarlo senza la licenza del Vescovo, o del Vicario Generale in iscritto. Quelle panche, o sedie, che già sono nelle Chiese devono esser collocate due braccia almeno dagli altari» [i] . Panche e sedie: ...

"Sparetta annanza 'a vista lloro": ricordando Emmaus

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Come esercizio di empatia, Ignazio di Loyola suggeriva di immaginare le scene evangeliche sostituendosi anche ai vari personaggi per meglio capire le dinamiche e gli stati d'animo... A me viene a volte spontaneo farlo usando la lingua napoletana, lingua in cui sono cresciuto nei sentimenti e nei pensieri [ Gesù e i due discepoli Sulla strada per Emmaus, di Duccio di Buoninsegna, 1308–1311, Museo dell'Opera del Duomo, Siena] Umberto R. Del Giudice Il racconto chiamato "dei discepoli di Emmaus", ha una forza narrativa incredibile. La scena ha una sua plasticità, una sua concretezza che è difficile pensare sia stata creata semplicemente a tavolino, anche se Luca è bravo nel raccontarla. Oggi mi piace rileggere questa pagina evangelica fino al punto in cui LUI (Jsso, Gesù) sparisce dalla loro vista... Quando riconosciamo nella fede il Cristo, l'assenza diventa presenza... E, mi perdonerete, ma alcune pagine evangeliche me le immagino in napoletano, lin...

Dalla “obsecundatio” al “privilegium”. Sul Rito romano

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Dalla “ obsecundatio ” al “ privilegium ”. Rito romano tra diritto dei fedeli e stato d’eccezione liturgico-giuridico Se è vero che «una teologia che ragioni solo “ex auctoritate”, che dica “c’è una legge che lo prescrive”, non è una teologia degna di questo nome» (A. Grillo) è altrettanto vero che un diritto canonico che cerchi la verità delle cose sono nella validità, più che una disciplina è un servizio al dogmatismo, “ni plus ni moins”; col risultato di una Chiesa che non si comprende ma che si abbandona al “vivere così”. Una sommaria ricostruzione può aiutare ad autocomprendersi nella Chiesa e con la Chiesa, senza lasciarsi vivere. [ Hans Jean Arp, Objects Arranged According to the Law of Chance , 1930 ] Umberto R. Del Giudice Introduzione In questa comunicazione vorrei illustrare lo status quæstionis circa la forma del rito romano. Devo ammettere che lo studio è pensato per un pubblico misto composto tanto di tecnici quanto di non addetti ai ...