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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Pietro e Paolo: responsabili nella fede e nei dubbi

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    “La fede è ventiquattr ’ ore di dubbi e un minuto di speranza” ( Les innocentes , 2016). Ma la fede è principalmente responsabilità, che chiama tutti i fedeli, dagli Apostoli ai laici, dai papi ai dei vescovi, ad essere sé stessi.  Umberto R. Del Giudice Nella celebrazione di oggi, il Papa ha consegnato il pallio, una fascia che cinge il collo e che ricorda il mantello con cui si cincevano i dignatari e ufficiali di stato romani, così come filosofi, pedadoghi e istruttori in genere. Il pallium era il simbolo di una certa responsabile cittadinanza. Divenne presto sacrum , poiché anche i vescovi cristiani se ne freggiarono al posto della più ingombrante toga.  Ancora oggi nella Chiesa è il simbolo di una responsabilità condivisa nella comunione. Di questo la Chiesa ha tremendamente bisogno: una responsabilità condivisa , oltre ogni sacrum dottrinale o disciplinare. La responsabilità abilita la fede di tutti, altrimenti la fede rimane monca del tutto.  Tento di spiegarlo con due

Una Nota verbale. Un passo “im-prudente”?

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  La falsa contraddizione tra libertà di educare (secondo dottrina) e aggravante penale della discriminazione omofoba. Non solo questioni di "parole" ma anche di (false) paure (forse troppo) imprudenti o almeno irrilevanti.  Umberto Rosario Del Giudice   Oggi la Nota Verbale della Segreteria di Stato e la “presa di posizione” del Presidente del Consiglio , Mario Draghi hanno fatto notizia. Ci sono già vari commenti: Vincenzo Pacillo in un’intervista ha evidenziato l’aspetto un po’ troppo “moderno” dello strumento giuridico; altri, teologi e canonisti, hanno scritto sui propri profili Facebook. I commenti fanno notare come la Nota evidenzi una contraddizione inesistente (tra Concordato e DDL Zan) o come sia frutto di pura paura. A caldo reagisco. Credo che il miglior commento sia stato dato proprio dal Presidente Draghi che ha affermato “sono considerazioni ovvie….” riferendosi al suo ribadire che lo Stato italiano è laico. E quasi ovvia anche la presa di posizione d

Perché il Diritto nella Chiesa? Un approccio diverso

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  Presento una scheda di lettura del volume appena pubblicato e con cui mi approccio al fenomeno del Diritto nella comunità cristiana con un occhio attento all’antropologia (culturale, giuridica e religiosa). È stato un lavoro lungo e, direi, per me insieme meta e inizio di studio nella e di servizio alla comunità ecclesiale. Umberto Rosario Del Giudice , Teologia del Diritto canonico ed istanze antropologiche . Relazioni storiche ed applicazioni attuali , LUP ( Corona Lateranensis , 93), Città del Vaticano 2021     Il tema La Teologia del Diritto canonico sebbene sia una disciplina relativamente “giovane” non è una figlia innocente: essa non è chiamata ad accostare ingenuamente Teologia e Diritto canonico ma a proporre i presupposti della dimensione giuridica nel vissuto ecclesiale. È una disciplina che deve occuparsi anche di come la logica del Diritto possa essere utile al vivere ecclesiale ma non sostituirsi ad esso. Il presupposto per me chiaro è il seguente: la Chi

Gli IdR non sono di “serie B”

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Mercoledì 16 giugno 2021, l’amico e collega Rosario Fraioli ha pubblicato un lungo post Facebook sul ruolo dell’Insegnante di Religione (IdR) in Italia e sui pregiudizi che accompagnano spesso il suo operato concludendo con un perentorio e condivisibile invito. Scrive: «quando sentite parlare di questi insegnanti di religione, abbiatene lo stesso rispetto e la stessa considerazione. Perché la dignità non può essere considerata un semplice: “ma tanto di cosa parliamo”…». Un altro bell’articolo di Andrea Grillo [1] ha riproposto la questione del Concorso per gli IdR e ha riflettuto adeguatamente sulla “precarietà”; sul concorso avevamo già dibattuto (sia Andrea Grillo [2] che io [3] e non siamo stati i soli, soprattutto per un tema caldo come quello del concorso [4] ). Ora vorrei tentare di mettere insieme la necessità di avere una buona professionalizzazione degli IdR, una posizione disciplinare di non-discriminazione ovvero di inclusione , e il riconoscimento dell’anzianità di ser

Modifiche al Libro VI? Non è Francesco…

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  Le recenti modifiche al Diritto penale canonico non si possono dire una vera riforma: sono accorgimenti che scaturiscono da un lavoro auspicato fin dagli anni ’90. Il frutto delle modifiche, inoltre, non sembra completamente in linea con l’attuale pontificato. Intanto, una riforma sarebbe utile: dallo “scandalo” alla “certezza della pena”,  dalla  “ correzione fraterna ”  alla  “ tassatività della pena ” per i gravi reati ,  dal “recupero del reo” alla “salvaguardia dei diritti”, soprattutto delle vittime di abusi sessuali. Forse il diritto penale canonico deve conservare la propria flessibilità ma non può ancora non essere pensato alla luce  di altri presupposti fondamentali.   Umberto R. Del Giudice Anche ad una veloce lettura sinottica, appare chiaro che non sono numerose le modifiche dei canoni del Libro VI del Codice di Diritto canonico del 1983 (CIC) relativi al diritto penale canonico (le modifiche non riguardano il CCEO). Ci sono sensibili cambiamenti ma la struttura