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Visualizzazione dei post da luglio, 2023

Maria Maddalena e quel “non mi toccare”…

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    «Ma come leggi quel “noli me tangere”?». Mi è stato chiesto un piccolo approfondimento sul passo giovanneo che ha assorbito tante e forse troppe attenzioni. Propongo una breve interpretazione.     Giotto, Noli me tangere. La resurrezione di Cristo, affresco Cappella degli Scrovegni Umberto Rosario Del Giudice In occasione della Festa liturgica di oggi, dedicata alla bella e importante figura di Maria Maddalena mi è stato chiesto un piccolo approfondimento sul quel “non mi toccare”. Spero di rispondere adeguatamente anche se in modo breve. Non si può sicuramente tacere sulla figura di Maria Maddalena, donna che compare sempre al primo posto nei pochi elenchi di discepole e prima apostola degli apostoli (cfr. Tommaso d’Aquino , In Ioannem Evangelistam Expositio, c. XX, L. III, 6), di cui si è scritto molto.   La curiosità però oggi cade su quel “ noli me tangere ”. Provo a dare una breve interpretazione. Ecco la frase intera e il suo contesto (traduzione CEI 2008):

Le radici profonde non gelano mai

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      Padre Luigi Bettazzi, non sarà l’ultimo profeta. Tra i firmatari de “Il patto delle Catacombe” per una chiesa serva e povera, è sicuramente uno dei profeti che il Novecento ci ha donato. Questo Terzo millennio presenta e attende altre profezie e altri profeti.         Umberto Rosario Del Giudice   Oggi come allora era un “16”: oggi, 16 luglio Luigi Bettazzi, vescovo, muore l’ultimo padre del Concilio Vaticano II. La data di oggi si interseca con un’altra: il 16 novembre del 1965 una quarantina di padri conciliari celebrano l’eucaristia nelle catacombe di Domitilla al termine della quale firmano quello che poi sarà conosciuto come il “Patto delle Catacombe”. Scopo del Documento è quello di mettere al centro “una Chiesa povera”, a servizio delle povertà e dei poveri, degli ultimi. Dal testo si coglie tutta la preoccupazione ma anche la profezia di quei “quaranta”: consegnare al futuro una Chiesa più credibile spoglia di sfarzi e meno preoccupata dello status e

Stare con i sensi e percepire la realtà

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      Note di riflessioni XV Domenica del tempo ordinario (Anno A)         Vincent van Gogh, Seminatore al tramonto, 1888, olio su tela, 64×80,5 cm, Museo Kröller-Müller     Umberto Rosario Del Giudice   I nostri sensi, il tatto, il gusto, la vista, l’udito, possono modificarci. Sono capaci di indirizzare la nostra giornata. Un buon piatto, un buon odore, un bel panorama, possono “aprirci il cuore”. Ma è vero anche il contrario: lo stato psichico provoca un cambiamento delle condizioni fisiche. Rimane il fatto che sensi e stato psichico si influenzano vicendevolmente. Chiedo spesso ai miei studenti di dirmi dove “finisce l’anima e dove inizia il corpo, e viceversa”. Il dualismo corpo-anima introdotto per motivi storici e di dottrina rischia di far perdere la comprensione totale della nostra unità essenziale: noi siamo tutto, sensi e stato psichico. Noi siamo il nostro corpo che sente e che dà un senso alla realtà attraverso processi neurologici (che pure

La “condizione” di essere donna nel Codice tra natura e norme

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  Nel Codice esiste una “condizione” per le “persone fisiche” che, secondo alcuni autori, per le donne si traduce in “condizione di natura”. Si rimanda alla “condizione naturale” per dire la “condizione giuridica della donna” nel Codice, ma non si argomenta. Due possibilità: o i teologi chiariscono il perché o qualche canone dovrà essere rivisto. Appare evidente una “ questione del genere femminile e della sua condizione ”  nel Codice.   Umberto Rosario Del Giudice   Gli interventi che Andrea Grillo ha pubblicato negli ultimi giorni sul suo blog “ Come se non ” rilanciano, alla luce dell’ Instrumentum laboris per la prossima sessione del Sinodo, la questione della relazione tra “sesso femminile” e “ordinazione”, tra “dignità della donna” ed “esercizio pubblico dell’autorità da parte della donna”. Anche un ultimo post di queste ore ( Ministeria propter homines et ministeria per homines ) rilancia una rilettura della relazione tra “ordine”, “ministerialità”, “autorità” e “ses

“Dotti” che nascondono e “piccoli” che rivelano

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  Assimilare i “dotti” a chi si dedica al lavoro intellettuale e i “semplici” a coloro che non hanno “istruzione” è davvero un artificio per confermarsi chiusi nelle proprie “idee” e quindi per svelarsi “dotti”.       Umberto Rosario Del Giudice   Gesù il “piccolo” La Liturgia della Parola di oggi propone la lettura di Mt 11, 25-30. Vorrei brevemente soffermarmi sul primo versetto, il v. 25, che si rivela un punto fondamentale della narrazione di Matteo. Tuttavia, esso si comprende bene se si tiene conto delle dichiarazioni del v. 27: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». Questo versetto si allaccia alle altre centrali e fondamentali dichiarazioni della narrazione matteana e che rimandano al battesimo di Gesù («Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento»; 3, 17b), all’episodio della trasfigurazione («Que

Ad reddendam rationem fidei catholicae contra errores

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    Dalla Teologia manualistica, alla teologia del Denzinger, dalla Teologia del Magistero a quella del senso del Popolo di Dio. L’assenso di fede, la fede rivelata, la fede ritenuta… L’approfondimento della fede e del suo contenuto è inevitabile. Ma se c’è solo “assenso” può esserci spazio per analisi critica e scientifica?   Umberto Rosario Del Giudice In questi giorni, in cui la “vicenda Lintner” ha mostrato alcune criticità del rapporto tra magistero e teologia, un post di Andrea Grillo intitolato L’ombra del codice sul caso Lintner. La teologia come zerbino? , ha richiamato l’attenzione su alcuni aspetti giuridici relativi alla formulazione tra la prima e la seconda codificazione. Facendo mie quelle riflessioni, aggiungerei alcuni elementi per suggerire uno “ status quæstionis ”.   L’intervento di Andrea Grillo Nel suo post, Andrea Grillo riprende delle riflessioni del giurista Ernst-Wolfgang Böckenförde secondo il quale vi è stato un «mutamento di stile prevalent