Avvento e tempo dilatato
Raccogliendo volentieri l'invito a descrivere l'avvento, propongo una breve riflessione sulla speranza di Cristo che ci ha anticipato nella storia nella quale si radica la nostra fede per il futuro.
Umberto R. Del Giudice
L’impianto delle letture dell’Avvento (Anno B)
Com'è noto, con la celebrazione della prima domenica di Avvento
(che quest’anno cade il 3 dicembre) inizia un nuovo anno liturgico.
Si è molto discusso sulla origine storica del tempo di avvento:
le testimonianze rituali comportano notevoli differenze (se si ripercorrono gli
antichi rituali romani, gallicani, ispanici e ambrosiani). È chiaro però che
questo particolare tempo liturgico è nato in seno della prassi cristiana
occidentale.
Il significato primitivo del tempo di Avvento rimane ambiguo.
In realtà anche oggi si presenta come un tempo liturgico con doppia polarità: attenzione
all'avvento futuro del Cristo (dimensione escatologica) e preparazione alla memoria
liturgica della incarnazione (dimensione storico-salvifica).
Basta ripercorrere gli schemi delle quattro domeniche di
avvento per cogliere la doppia attenzione tra dimensione escatologica e
dimensione storica.
L'anno B, che inizierà il 3 dicembre 2023, presenta la
lettura del doppio, schema comune agli altri anni, tra dimensione escatologica
e storica: nelle prime due domeniche, i Vangeli sono dedicati alla vigilanza (Mc
13, 33-37) e alla preparazione alla conversione (Mc 1, 1-8); le ultime due
domeniche riprendono la testimonianza di Giovanni in favore di colui che viene
(Gv 1,6-8.19-28) e l'annuncio della nascita di Gesù a Giuseppe e a Maria (Lc
1,26-38).
Avvento e “Direttorio omiletico”
Anche il direttorio omiletico riprende lo schema suscitato.
In modo particolare però sottolinea che «sin dalla prima
domenica di Avvento, l'omileta esorta il popolo ad intraprendere una
preparazione connotata da tante sfaccettature, ciascuna delle quali suggerita
dalla ricca raccolta dei brani biblici del Lezionario di questo tempo. La prima
fase dell'avvento ci invita a preparare il Natale incoraggiandoci non solo a
volgere lo sguardo al tempo della prima venuta del Signore nostro, quando, come
dice il prefazio I di avvento, egli assume “l'umiltà della nostra natura umana”,
ma anche ad attendere vigilanti il suo ritorno “nello splendore della gloria”, quando
“ci chiamerà possedere il Regno promesso”» (Direttorio omiletico, 78).
Continua il Direttorio:
«vi è pertanto un duplice significato di avvento – un
duplice significato della venuta del Signore […]. I testi biblici dovrebbero
essere spiegati tenendo bene a mente questo duplice significato. A seconda del
testo, può essere posta in primo piano l'una o l'altra venuta, anche se, di
fatto, spesso lo stesso brano presenta parole di immagini per considerare
entrambe» (Direttorio omiletico, 79).
È evidente che la preoccupazione del direttorio è quella di
dare delle indicazioni di massima rispetto alle tematiche proposte nei Lezionari.
Va ricordato, inoltre, che il Direttorio, sebbene edito nel 2015, ha
iniziato il suo lungo percorso nel 2008 allo scopo di offrire uno strumento
utile agli oratori ovvero «una guida nel compiere una missione così essenziale
per la vita della Chiesa» (cfr. Direttorio 3).
Attenersi però solo al Direttorio non appare una scelta convincente.
Non si può predicare del tempo di Avvento come se fosse irrilevante per il tempo.
L’Ad-ventus che sta avanti e che sta prima
Ciò che il Direttorio non offre, né vuole né può offrire,
è una visione anche contestuale del Lezionario. Qualsiasi oratore, ovvero
omileta, sa che le letture del Lezionario hanno bisogno non solo dell'arte
oratoria ma anche di una capacità critica del vissuto presente dei fedeli.
Oggi più che mai va tenuto presente, in relazione
soprattutto alla nostra società europea e a ciò che essa vive, che le quattro
settimane del tempo di Avvento si innestano in un vissuto (anche di fede) che
percepisce il tempo più che dilatato. In altre parole, sia i racconti
evangelici che l'esperienza pregressa del popolo di Dio, fanno riferimento ad
un intervento puntuale di Dio nella storia. Questa “puntualità” era, fino a
qualche decennio fa, garantita anche dall’economia: solo nei giorni festivi si
compravano e si consumavano determinate pietanze; solo nei giorni festivi natalizi
si offrivano regali; solo nei giorni festivi natalizi c'era l’opportunità di
concedersi vacanze. Negli ultimi decenni i tempi “natalizi” si sono più che
dilatati. Basti pensare che già è possibile comprare e consumare i dolci
tradizionalmente natalizi, che già è possibile viaggiare in fine settimana ogni
volta che si vuole, che già è possibile comprare o scambiarsi regali in più
appuntamenti (si pensi al lungo Black Friday, ai doni che ci si scambia in
alcuni luoghi il 13 dicembre - Santa Lucia - o il 6 gennaio – Epifania; o anche
semplicemente incontrandosi per stare insieme).
Il percorso di Avvento si incontra e si scontra con questo
tempo prolungato natalizio.
L’omileta dovrebbe ben tener conto della diffusa percezione
del tempo prolungato natalizio (e non solo natalizio). E ciò che non dirà mai
un Direttorio, e che al contrario o indicare il buon vissuto del lezionario
domenicale, e che la dimensione escatologica e quella storica si realizzano nella
persona di Gesù Cristo.
A tal proposito, il teologo evangelico Jünger Moltmann ha
proposto in modo efficace un approccio alla fede in termini di teologia della
speranza ricordando che la fede non può non caratterizzarsi ed essere pensata come
fede nella speranza.
La speranza diventa principio teologico primarziale
poiché, se è vero che viene prima la fede e poi la speranza, è soprattutto vero
che la speranza è speranza della fede e che la fede per vivere e per viversi ha
bisogno di espandersi nella speranza: la fede si espande in speranza e solo per
il tramite della speranza raggiunge il suo orizzonte onnicomprensivo. Per tale
motivo la speranza è, secondo Moltmann, la matrice essenziale della fede.
Ma Moltmann ricorda anche che l'oggetto della speranza non
ci sta semplicemente avanti (“un giorno verrà”) ma che ci ha profondamente
anticipati nel tempo (“il Cristo è venuto”). La dimensione escatologica assume
così la dimensione profondamente storica in Cristo che nella sua esperienza ha
abbracciato ogni dolore. Non a caso Moltmann dopo aver scritto Teologia
della speranza scriverà Il Dio crocifisso: nella vicenda del Gesù
storico sono raccolte e si ritrovano le voci, i sentimenti, i dolori e le
speranze di tutta l'umanità.
In questo senso l'avvento può anche esser detto un tempo salifico
profondamente dilatato: non la celebrazione di un solo giorno (il 25 dicembre)
ma l'attenzione comune a radicalizzarsi nei sentimenti e nella fede che fu di
Gesù Cristo: quella fede che oggi vive in noi e attraverso di noi.
Non una speranza utopica (“qualcosa succederà”) ma la
radicale percezione che il tempo in cui le nostre speranze, i nostri dolori, le
nostre gioie, le nostre attese, possono essere completamente vissute senza
essere delusa. Questo tempo di fede nella speranza è avvento; ciò che ci sta
avanti e ciò che ci ha preceduto e, soprattutto, ciò che viviamo.
Il tempo dilatato, d’altra parte, è assunto dalla liturgia
stessa. Il giorno di Natale, infatti, si estende in un’Ottava di Natale, e l’Ottava
si estende nei vissuti di tutta la narrazione evangelica: dalla preesistenza
del Verbo (cfr. Gv 1) alla predicazione del Cristo che chiede di fare
attenzione vegliare (cfr. Mc 13,33-37), che in Mc diventa anche un richiamo a
ciò che i discepoli dovranno vivere nei giorni dell'evento pasquale del Cristo.
Guardare avanti col Cristo che ci ha preceduto
Presentare dunque l'avvento solo come tempo di preparazione
per la celebrazione del Natale è più che riduttivo: può diventare irrilevante.
Oggi percepiamo il tempo dilatato, e questo può essere un
vantaggio per noi che dovremmo raccogliere i vissuti e porli nel vissuto storico
del Cristo nel quale riconoscerci, radicalizzarci e proporci in questo tempo
partendo dalla nostra identità raccolta dalla nostra capacità di vegliare su
noi stessi e sugli altri.
L'avvento è un tempo che ci avvolge. Nella fede il Cristo si
presenta a noi con sempre maggior novità; e, nella storia, il Cristo ci precede con
la sua radicale speranza nella quale oggi viviamo guardando avanti.
Buon Avvento.
Suggerisco una rilettura per togliere l'omelette e altre piccole incongruenze. Ringrazio di cuore invece per il contenuto!
RispondiEliminaGrazie per il commeno utilissimo!
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