Due pesi e due misure? Sul “caso Lintner”
Due pesi e
due misure? Sul “caso Lintner”. Breve dichiarazione.
Umberto
Rosario Del Giudice
In poche ore si sono già registrate attestazioni di stima insieme a preoccupazioni attorno
a quello che è divenuto, suo malgrado, il “caso Lintner”. Martin Lintner, stimato
accademico, sudtirolese religioso dei Servi di Maria, Professore ordinario di Teologia
Morale e di Teologia spirituale, Presidente della commissione degli studi, ha
visto la sua candidatura a Decano dello Studio Teologico Accademico di
Bressanone bloccata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Il Dicastero ha
informato che non è stata concessa approvazione a causa delle pubblicazioni di
Lintner su questioni di morale sessuale cattolica.
Le
manifestazioni di solidarietà sono tantissime, a partire dai
colleghi stessi di Lintner.
Altri sono intervenuti
mettendo in evidenza come un tale intervento di fatto limita la libertà
accademica della teologia, ma anche non fanno bene alla Chiesa stessa (Marcello Neri);
una libertà che invece permette ai teologi, se hanno
un senso nel servizio alla Chiesa, di offrire chiarimenti e salvare i fenomeni,
con rigore e con parresia (Andrea
Grillo). L’intervento è stato considerato come un atto di sfiducia lanciata
non solo contro un singolo, ma contro una intera comunità di teologhe e teologi
(Cristina
Simonelli).
Anche il
Comitato etico della Provincia autonoma di Bolzano è intervenuto
manifestando solidarietà.
Ma fin da
subito Lintner ha dichiarato di non voler ricorrere (avrebbe potuto adire alla Signatura
Apostolica).
Il caso così
sarà “chiuso”.
Per me
rimane una questione aperta, quasi una ferita e per almeno due motivi:
1. Se le pubblicazioni di Lintner non
sono mai state notificate poiché è stato sempre riconosciuto che l’autore poneva
questioni nell’ambito del proprio “munus” da teologo nel rispetto del magistero e dell'articolazione riflessiva e argomentativa, perché bloccarne la sua direzione
dello Studio? Non è possibile che si debba pensare che il lavoro di un teologo,
se condiviso, possa dare fastidio proprio perché crea consenso… Allora rimane
un mistero sulla vera preoccupazione e sulla vera motivazione: intervento lecito del Dicastero o rivelazione di paura? Permane la perplessità;
2. Altra questione per me forse ancora più
grave: come mai su Docenti, Direttore, Decani, Presidi, Presuli, Vescovi,
Arcivescovi (posso citare Viganò?.. ) che parlano apertamente contro i lavori e le prospettive del Concilio
Vaticano II, che propongono un’antropologia amartiocentrica e una demonologia
soffocante, che appoggiano il Vetus Ordo pubblicamente e contrastano le
scelte del Pontefice, nessuno dice nulla? Dov’è in questi casi la comunione? Dove
la dottrina? L’atteggiamento di rinuncia all’intervento per “quieto vivere” per
non perdere nessuno e camminare insieme, come mai funziona solo in un senso? L’interventismo
in un solo senso evidenzierebbe un palese chiudere un occhio su alcune
posizioni, da una parte, e, dall'altra, soffocare il dialogo e la ricerca franca e legittima (che pure è stata riconosciuta
a Lintner). Allora il problema è più serio di quanto si possa immaginare: il
silenzio su chi nega la validità del Concilio e il dialogo sinodale appare come
profondamente ingiusto. Sembra che il vero problema stia nel fare due pesi e due
misure; un comportamento che, se confermato ancora dai fatti, palesa una grave
incongruenza.
E intanto, stima
e solidarietà a Martin Lintner.
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