Se i Conventi chiudono bisogna aprirsi alle responsabilità civili ed ecclesiali

 

 

L’avversione alla decisione (necessaria) dei Frati Minori di lasciare alcuni presidi in Campania non deve e non può diventare alibi per le responsabilità di tutti, dal punto di vista ecclesiale e dal punto di vista sociale. E non cè bisogno di chiamare in causa né il Vescovo né il Papa responsabilizzandoli di una decisione non loro e per cui possono poco, anzi nulla.


 

 

Umberto Rosario Del Giudice

 

In Campania, da qualche mese a questa parte, la tendenza dei Frati Minori è chiara: diminuire la presenza presso alcuni Conventi per “mancanza di frati”.

Il popolo protesta a suon di fiaccolate, lettere (con relative accuse di non si sa quale genere) ai rispettivi Vescovi, interventi (maldestri) di politici.

È successo anche in Diocesi di Aversa. I Frati Minori, infatti, hanno deciso di “chiudere” il Convento di Santa Maria delle Grazie in Giugliano.

Oggi alcuni quotidiani titolano che il “popolo non ci sta” e che c’è una “rivolta dei fedeli” perché “il Convento non si tocca”….

E si alternano (e sembra ci saranno ancora) flash mob di protesta…

 

 

Accuse infondate al Vescovo

Tra le varie “voci” di tristezza e dispiacere per la decisione dei Frati Minori, si sono fatte sentire anche “voci” di dissenso e di accusa contro il Vescovo di Aversa. Mons. Angelo Spinillo ha lasciato che un Comunicato stampa riportasse il suo rammarico e quello di tutti.

Ma al tempo stesso è chiaro che l’Ordinario del luogo di una Diocesi non può nulla davanti alla scelta dei legittimi Superiori maggiori di un Istituto di Vita consacrata di lasciare il Convento. Una scelta che è tanto necessaria quanto dolorosa anche per gli stessi Frati.

Sono vari, infatti, i Conventi e i Santuari della Campania che non accolgono già da qualche mese e non vedranno più la presenza dei Frati Minori: se il loro numero è esiguo la loro scelta diventa una conseguenza dovuta, coraggiosa e, a ben vedere, responsabile.

 

 

Lettera (infondata) al Papa

C’è di più… Il Sindaco di Giugliano, Nicola Pirozzi, ha pensato di inviare una lettera al Papa nella speranza, scrive il primo cittadino (o chi per lui…) che “questa decisione possa mutare”.

Davanti alla stesura di questa lettera, tre sono le possibilità: o il Sindaco ignora che neanche il Romano pontefice può qualcosa davanti alla decisione del Provinciale (e del suo Definitorio), o lo stesso ignora che per mandare avanti più conventi ci vogliono più frati che non ci sono, o la sua intenzione è quella di porre davanti al “popolo giuglianese” anche una prova che lui ha fatto tutto e che (addirittura) neanche il Papa lo avrebbe poi ascoltato…

Solo le buone intenzioni del Sindaco avranno dettato le righe di quella lettera indirizzata al Papa e solo l’ignoranza (canonica) può far intravedere la buona volontà.

Che poi qualcuno, con o senza lettera del Sindaco, si sognerà non solo di accusare mons. Spinillo ma anche il Papa per questa decisione (lecita e necessaria ancorché triste per e) degli stessi Frati, tutto può succedere…

 

Non ce la prendiamo coi Frati…

Ebbene, siamo tutti d’accordo che parrocchie, oratori, sagrati, conventi… siano, insieme alla scuola, un presidio di formazione ed educazione.

Ma va anche detto che le mancanze di altre agenzie educative non devono diventare un alibi per buttare addosso ai Frati (e al Vescovo e al Papa) responsabilità e (perfino) sensi di colpa che nessuno di loro può avere. Se i Frati “lasciano” il Convento questo è un “segno dei tempi” (ecclesiali e sociali); non deve però diventare l’alibi per le mancanze di altre agenzie educative.

Intorno ad una piazza di Giugliano noto ragazzine e ragazzini (anche dodicenni) che fino a notte inoltrata (a volte fino all’alba e oltre) bivaccano, rompono bottiglie, urlano, scorrazzano con motorini, imbrattano muri e giostrine del parco giochi…

E spesso la “quiete” in quella “piazzetta” si è persa anche di pomeriggio con grande perplessità dei genitori e dei nonni…

Se quei “ragazzini” non sono disponibili all’ascolto, rispettosi, educati nella solidarietà civile, non prendiamocela coi Frati.

Davanti ad alcune emergenze sociali cè bisogno di interventi mirati.

Certo, che i Frati lascino il Convento dispiace: ma questo non fa altro che aumentare la necessità di una capace e partecipata autoformazione spirituale e responsabilità civile educativa di ciascuno, dalle famiglie ai vertici politici di una bella cittadina, come quella di Giugliano.

 

Le nostre responsabilità sociali e ecclesiali

La denuncia di chi non vuole che i Frati vadano via, si rivolge a queste due realtà: i Conventi sono un presidio educativo e centri di spiritualità.

Per quanto riguarda il “presidio sociale” va ricordato che nelle nostre parrocchie di Giugliano ci sono tanti giovani che si danno da fare con l’animazione e l’educazione di  altri giovani. Sono bellissime realtà ma che raramente trovano il sostegno della politica. Nelle nostre parrocchie ci sono gruppi di formazione, giovani, educatori, parroci disponibili e generosi in un territorio difficilissimo.

Ma sarebbe inutile e puerile gettare addosso ai parroci o ai responsabili parrocchiali la responsabilità di un’opera di formazione ecclesiale e sociale che parte dalle proprie convinzioni e dall’educazione in famiglia.

La politica deve sostenere anche i gruppi parrocchiali perché siano sempre più presidio di educazione e di formazione e abbiano buoni mezzi per farlo.

Dal punto di vista della “spiritualità”, tutti i fedeli devono aiutarsi: la formazione spirituale non deve più cadere dal “cielo” ma deve essere una responsabilità di tutti a partire dalle letture, dagli incontri, dalle liturgie in cui siamo e dobbiamo essere pienamente coinvolti.

La “chiusura dei Conventi dei Frati” è una triste realtà ma è anche un’opportunità per la “Chiesa” (tutti i fedeli) di essere più Chiesa e dei politici di assicurare più attenzione alle varie agenzie educative garantendo più risorse per gli assistenti sociali e creando sempre nuovi sostegni e bandi per progetti sociali che mirino a una cultura più attenta a sottrarre i ragazzini dalla subcultura della devianza, del non rispetto, della prevaricazione.

Muoversi su queste direttive sarebbe un bel segnale per la Chiesa e per la Cittadinanza.

 

 

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La Lettera del Sindaco al Pontefice

Sua Santità,

Le scrivo in qualità di Sindaco della Città di Giugliano in Campania.

La mia città conta 130.000 abitanti ed è sede da 400 anni del Convento che ospita l’ordine dei Frati Minori.

Inspiegabilmente lo scorso 14 Luglio abbiamo appreso della decisione di dismettere il convento e spostare i frati che lì abitano da anni.

La scelta ha gettato nello sgomento la mia comunità.

Un’intera parte della mia città è cresciuta, ha vissuto e vive all’ombra di quel monastero ed ha sempre trovato lì ristoro spirituale ed umano

La mia è una terra martoriata, asfissiata dal problema ambientale(la cd terra dei fuochi) e dalla crisi di valori che colpisce quei luoghi dove la criminalità coinvolge soprattutto le nuove generazioni.

In questo contesto il monastero ed i frati sono sempre stati un punto di riferimento soprattutto per le nuove generazioni che nel silenzio delle stanze del convento hanno trovato e trovano ancora oggi la tranquillità per incontrarsi e studiare.

Questa decisione, presa in maniera così repentina, non ha tenuto in considerazione le gravi ripercussioni negative sia sociali, culturali che morali che avrebbe determinato sulla mia comunità.

Mi sono rivolta a Lei nella speranza che questa decisione possa mutare.

La mia città, i miei cittadini non meritano di essere privati di un riferimento spirituale che sentono parte della loro esistenza.

Per questo le rivolgo il mio accorato appello affinché possa salvare il destino deciso per il convento dei Monaci della mia città.

Con ogni migliore augurio a Sua Santità, cordialmente

Nicolla Pirozzi

 

 

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