Oltre il mito e la noia


A margine di una solennità di mezza estate. 

 

 







Umberto Rosario Del Giudice

 

Il mito è importante: è sempre servito a raccontare la realtà. È il modo con cui l’uomo si racconta la realtà e racconta sé stesso nella realtà. È una “ragione”; è una “verità”. Ma al di là delle narrazioni, ciò che rimane è il nocciolo della vita.
E se per i greci il mito raccontava dèi superiori e capricciosi (un po’ come l’uomo e la natura), raccontava fato inesorabile, eternità in movimento su sé stessa, materia eterna e in trasformazione, per la tradizione giudeo-cristiana il mito racconta vicinanza di Dio, speranza, alleanza, apertura. È come se la noia dei miti cosmogonici e antropogonici venisse sostituita da una tensione ricca di energia, di relazione viva, di amore.
Qualsiasi siano le parole con cui vogliamo raccontare la vita e l’esperienza di Maria (immacolata concezione, verginità, annunciazione, dormitio, regalità, assunzione, corredentrice) rimane un dato: quella di Maria è stata una vita attraversata da un’energia viva, per un tratto enormemente drammatica, ma segnata da amore e tensione.
In questo modo Myriam di Nazareth diventa per noi una provocazione costante e continua.
Questa “bellezza contagiosa e provocante” è raccontata e sintetizzata da don Tonino Bello, con fermezza e amore, come solo lui sapeva fare:

«Fratelli e sorelle, il bisogno di vivere in grazia di Dio, puliti, buoni; il desiderio di combattere il peccato, la nostra lussuria, il nostro egoismo, la nostra incapacità di dialogo, tutto questo è Maria per noi: è uno stimolo profondo, una provocazione costante, continua. Noi non possiamo alzare inutilmente il nostro sguardo verso di Lei; davanti a Maria non possiamo soltanto metterci in ginocchio, come sta Lei; se ci mettiamo in ginocchio è per piegarci sullo specchio d’acqua e per contemplare più da vicino le nostre macchie, i nostri peccati, i nostri difetti, e trovare in Lei una provocazione forte, per uscire fuori da questa situazione di inettitudine, di stanchezza, di noia. La noia! […] la quotidianità, la ripetizione, la routine è terribile; no? Per questo bisogna vincerla costantemente. Maria si è rigenerata continuamente; ogni momento è stato nuovo per Lei, non ha mai ripetuto nulla. “Non si può mai entrare due volte nello fiume”. Quando io entro nel fiume, tocco quell’acqua. Quando entro la seconda volta è tutta un’altra acqua, fisicamente è diversa, sono altre le molecole. Così anche nella grazia di Dio noi non entriamo mai come in una routine. Maria provochi dentro di voi questo slancio per un rinnovamento interiore. Sia anche la fontana delle vostre speranze».


E c’è qualcosa di più sorprendente, motivante e significativo dell’amore, della bontà?

 

 

 

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