Il Prete, l'Avvocato e l'Eccellenza: un altro giorno in procura
Immagino un dialogo sulla questione del diritto alla libertà di culto tra un Prete e un Avvocato in un tribunale il cui giudice non è dato sapere se è Vescovo o Magistrato civile, ma comunque una Eccellenza.
Umberto R. Del Giudice
Prete: «Buongiorno, Eccellenza. Le
riassumo la vicenda. Stavo celebrando l’eucaristia e sono stato interrotto da
un agente di polizia. Non ho voluto sospendere. L’agente ha comunque fatto
uscire tutti e poi ha comminato la multa a tutti i presenti. Ora io la multa dei
miei fedeli la pago: la mia no!».
Eccellenza: «Per protesta?»
Prete: «…e si capisce! Vede,
Eccellenza, qui c’è una vera e propria compromissione dell’esercizio della
libertà di culto. Qua tiriamo in ballo i Patti!».
Ecc.: «Avvocato, lei che ne dice?».
Avvocato: «Effettivamente,
eccellenza, la questione è delicata: ma io credo che potremmo venire ad un
accordo».
Ecc.: «Sulla multa?».
Avv.: «Anche… forse… Ma il prete
può celebrare da solo…».
Prete: «No eccellenza: io da solo
non voglio celebrare: e questo è il punto… Vede, l’assemblea per me è importante.
Le persone aspettano la messa, vivono dell’eucaristia. La forza della preghiera
sta anche nella comunità. Io mi sono scocciato di celebrare da solo!».
Ecc.: «Perché lei lo fa da solo?».
Prete: «Tutti i giorni, Eccellenza!
Tutti i santi giorni. L’eucaristia è essenziale: lo devo fare anche per il
popolo…».
Ecc.: «Ora non la seguo: se l’Assemblea
è essenziale per la messa, perché celebra da solo anche senza il popolo? E poi
perché dice “popolo”? Ho letto da qualche parte che il “popolo di Dio” è composto da tutti
i battezzati, compreso i chierici…».
Avv.: «Ma allora la multa la paga lui
per tutti? Un solo corpo, un solo popolo!...».
Ecc.: «Un attimo ora ci
arriviamo, Avvocà, per favore!... (e poi rivolto al prete) Allora? Reverendo, che mi dice?».
Prete: «(imbarazzato) Giusto:
lei ha detto bene… (deciso) Però la gente ne ha bisogno! Vuole l’eucaristia.
Vuole venire a messa!».
Ecc.: «Ma avete formato la gente
solo alla messa? Non ci sono altre celebrazioni, diciamo così, altre liturgie?».
Prete: «(ancora una volta in
imbarazzo) Sì… come dice lei… C’è la preghiera personale, la liturgia delle ore, le forme di benedizioni e, (pensoso) ora che mi fa pensare, anche la celebrazione della Parola…».
Ecc.: «Insomma, la gente vuole
venire a messa quando potrebbe vivere altro?...».
Prete: «Sì, ma sono cose che non danno
la stessa, come dire, soddisfazione».
Ecc.: «Lo dice in termini di
esperienza o in termini teologici? Cioè parla della soddisfazione personale
per la quale uno fa una bella esperienza o della “soddisfazione teologica”
in riferimento alla passione di Cristo?»
Prete: «(un po’ tentennante)
L’uno e l’altro…».
Ecc.: «va beh, va beh… lasciamo
perdere… Qui dobbiamo appurare se c’è stata compromissione di un diritto, ovvero
se è stato leso il diritto di libertà religiosa».
Prete: «Sì, è stato leso! Certo!».
Avv: «E no, un attimo… Eccellenza
posso?».
Ecc.: «Deve… prosegua».
Avv.: «Io ho taciuto sugli affari
teologici perché non sono oggetto di mia competenza e poi non siamo qui per questo, come ricordava
sua Eccellenza. Ma il diritto alla libertà religiosa e al culto, quello no, non
è stato leso!».
Prete: «Eccome no!...».
Ecc.: «Silenzio! Ora tocca all’Avvocato. (e quasi spazientito aggiunge) Ma comme state oggi, Reveré! Non l’ho mai vista così! (rivolto all'avvocato) Avvocato, prego, continui!».
Avv.: «Eccellenza, e cosa dire? La
legge, nella fattispecie quella italiana, tutela la libertà di culto e la libertà religiosa, soprattutto dei
cattolici, non dimentichiamolo. Il fatto che si sia avuta la sospensione
della celebrazione liturgica è perché si vuole evitare assembramenti che in
questo momento, come lei sa, non solo sono da scongiurare ma anche vietati. E ci sono stati morti anche tra sacertodi e fedeli... Ma
di che stiamo parlando?!».
Prete: «Ma non avete competenza
sulla messa! Eccellenza questa è una questione di, comme se dice…, res mixtae…».
Ecc.: «Reverendo, innanzitutto
qui nessuno dice di avere competenza sulla messa. L’Avvocato non credo che ne
senta il bisogno… Insomma, non ne facciamo una vicenda politica… a limite, lei voleva
dire che la norma è costruita in modo tale che avanzerebbe competenza anche
sulla celebrazione…».
Prete: «Sì, sì, così, Eccellenza».
Avv.: «Ed è appunto questa la
questione. Lo Stato, sebbene non abbia competenza sulla celebrazione, ha competenza
sui luoghi: in questo caso lo ha ancor di più per questioni relative all’ordine
pubblico e alla salute. Come vede, Eccellenza, non si tratta di res mixtae».
Prete: «E no! Ci state vietando
di fare messa!».
Avv.: «Ma neanche per sogno! La norma,
ripeto la norma non io o sua Eccellenza, vieta gli assembramenti, di
conseguenza vieta che gruppi di persone stiano vicini per qualsiasi motivo, anche
per motivi di culto».
Prete: «E così ci impedite il
culto! Vede, Eccellenza, conflitto per… res mixtae… Per noi l’Assemblea
è essenziale. Senza Assemblea non si canta messa».
Ecc.: «Beh… però le forme senza
popolo valgono…».
Prete: «Certo. Ma ora abbiamo
bisogno del popolo perché il popolo ha bisogno di noi! Anzi, Eccellenza, le
dirò di più: l’Assemblea ha bisogno di spazio, mica siamo spiriti incorporei, vah…
senza corpo… E poiché un corpo occupa sempre uno spazio, senza spazio non c’è Assemblea; se ci togliete lo spazio, ci togliete l’Assemblea, ci togliete la messa! Ecco
il conflitto giuridico!»
Avv.: «N’ata vota?! No, il conflitto
non c’è! (rivolto al prete) Comme ve l’aggia dicere?...».
Ecc.: «Si spieghi meglio, Avvocà».
Avv.: «Eccellenza, ecco... Concordo col Reverendo:
Assemblea dice corpi e i corpi dicono spazio. Ma chi ha competenza sullo spazio? I conflitti su res mixtae iniziano quando non ci si mette d’accordo su una materia in cui entrambe le autorità hanno competenza: un bene architettonico, per esempio. Su alcuni beni la tutela e sia dello Stato che della Chiesa... Ma i corpi? Vede Eccellenza, coi corpi occupiamo spazio; lo spazio è occupato per una certa finalità, con una certa
intenzione, attiva o passiva: ora, che lo spazio si occupi per il culto, questo rientra
nella libertà di culto. Ma la norma non dice di non occupare lo spazio per il
culto, ma di non occupare spazio, punto… e questo per evitare assembramenti per
motivi di sicurezza e salute pubblica. L’Assemblea potrà anche avere l’intenzione
di occupare uno spazio per il culto, ma lo scopo della norma è quella di
preservare i corpi dal possibile contagio: e questa, per accordo comune tra
Stato e Chiesa, rientra nella disponibilità delle competenze dello Stato. Salute e ordine hanno favor iuris… Ma questo anche i Patti lo dicono... e non solo quelli...».
Prete: «Cioè?».
Eccellenza: «L’Avvocato vuole
dire che occupare uno spazio con l’intenzione di celebrare non è impedito; è
impedito, per motivi di salute e di ordine pubblico, occupare uno spazio. E questi motivi hanno la
precedenza, questo significa in fondo “favor iuris”, così come previsto già
dai Patti Stato/Chiesa: precedenza sugli stessi motivi di culto. Quindi, Reveré, non potete dire
che è stato leso un diritto».
Prete: «E la multa?».
Ecc.: «Le multe?! Lei ha detto che
pagava anche quelle dei suoi fedeli!».
Prete: «No, ma io…».
Avv.: «Eccellenza, potrei
chiedere di ritirare le multe… Anche se non so se ci riuscirò. Ma visto il caso…».
Ecc.: «Allora è chiaro. Non è
stato leso diritto alcuno e per quanto riguarda le multe, Avvocato se ne occupa
lei… (poi sottovoce all’Avvocato) Faccia un ricorso sulla forma magari… (ad
alta voce) Saluti a tutti.
Prete: «Arrivederci, Eccellenza!».
Ecc.: «Buone cose, Reveré».
Avv.: (al Prete) «Monsignò l’accompagno.
Ci prediamo una brioche e un caffè?».
Prete: «Ma se pò fa? Non è
pericoloso?».
Avv.: «A distanza… a’ machinetta… Il distributore automatico!... Ognuno
prende la sua porzione… mica è ‘na distribuzione sulla lingua…».
Prete: «Il distributore? Mitico...».
Prete: «Il distributore? Mitico...».
E vanno; mentre si sente la voce imponente di sua Eccellenza.
Ecc.: «Avanti un altro!
Forza, che abbiamo da approntare le cause di lavoro… forza!... forza!...».
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