Il comunicato della CEC tra identità ecclesiale e gerarchia
La Conferenza Episcopale Campana pubblica il comunicato per la ripresa delle celebrazioni liturgiche. Lettura sapienziale con unico destinatario, i presbiteri. Ma “noi, come Chiesa, ci incamminiamo fiduciosi, sapendo da Chi siamo stati mandati”.
Umberto Rosario Del Giudice
La Conferenza Episcopale Campana ha da poche ore reso pubblico
il comunicato scritto in vista della ripresa delle celebrazioni liturgiche del
18 maggio prossimo.
Piccola curiosità. Il sito ufficiale delle Conferenza non era
aggiornato da giorni: il 7 marzo scorso l’ultima comunicazione di servizio (in
relazione ad un incontro riservato ai referenti regionali per la vita
consacrata).
Il nuovo comunicato pubblicato oggi contiene una prima parte, a mo’ di “lettura
sapienziale”, e una seconda parte, più disciplinare.
È chiaro l’intento con cui i Vescovi campani vogliono
affrontare la nuova fase: raccomandare buon senso senza dimenticare le azioni
di prossimità verso tutti coloro che vivono disagi, sociali ed
economici.
I Vescovi campani, considerando questo periodo in una “lettura
sapienziale”, si impegnano di ritornare a riflettere sulle “buone prassi”
maturate in questi mesi senza dimenticare il dovuto discernimento (la lettura
dei “segni dei tempi”) sul da farsi in futuro e sul come rispondere alle istanze
che questo periodo ha suscitato.
Il comunicato, poi, riconoscendo che la missione della
Chiesa non si esaurisce con la dimensione cultuale, ricorda, in modo equilibrato ma con grande forza, che l’attenzione è
massima anche per le contingenze sociali, economiche ed educative.
Seguono indicazioni attuative del Protocollo.
Questi i temi:
- Messa Crismale;
- “graduale” ripresa;
- no ad una “proliferazione” del numero delle celebrazioni, sia per ragioni di natura liturgica, sia per evitare una sorta di “meccanicizzazione”, sia per oggettive difficoltà pratiche;
- possibili celebrazioni all’aperto;
- uso limitato di trasmissioni delle celebrazioni in modalità streaming per non disperdere ulteriormente la partecipazione comunitaria: ci sta a cuore il senso della comunità, reale e non virtuale. In tali celebrazioni si rispettino lo spirito e le norme della liturgia;
- processioni e feste patronali sospese.
In realtà, destinatari e saluto finale lasciano alquanto perplessi.
Ecco la chiosa:
«Carissimi sacerdoti, grati per la vostra generosa
testimonianza, vi rivolgiamo ancora una parola di incoraggiamento a portare la
gioia e il peso quotidiano della cura pastorale, resa più difficile in questo tempo
di emergenza. Vi diciamo: siate forti, sappiate che noi, vescovi e presbiteri,
camminiamo insieme».
Ci piacerebbe che coi Vescovi e presbiteri fossero
considerati anche tutti gli altri Christifideles come in un unico
cammino.
Si può comprendere che i Vescovi sentano il bisogno di
confermare i propri collaboratori (i presbiteri) in modo formale e diretto: ma
perché non aggiungere qualche riga anche in una breve lettera a parte a tutti i
Christifideles? Perché rivolgersi solo ai “presbiteri”? Perché non inserire almeno un saluto alle comunità parrocchiali?
Forse la motivazione sta in due possibili ragioni:
- I Vescovi hanno pensato che i presbiteri
fossero gli interlocutori prossimi per la ripresa delle celebrazioni;
- Forze, ciascun Vescovo avrà pensato di
voler rivolgersi alla sua Chiesa in altro modo e in un secondo momento.
Sarebbero le uniche due motivazioni di cui la prima, va detto chiaramente, lascia delusi. Molti collaboratori parrocchiali stanno lavorando in queste ore per rendere possibile l’utilizzo delle aule liturgiche secondo i criteri di sicurezza dettati dal Protocollo.
Ma, va ricordato, che se sono i presbiteri a presiedere l’eucaristia
non significa che ciò basti per dimenticare tutti quanti gli altri fedeli che compongono
l’Assemblea liturgica, in cui vi è chi presiede e guida.
A questo punto ci si aspetta che i Vescovi sicuramente scriveranno ciascuno
per la propria porzione di popolo.
Intanto un esempio palese di pastore che scrive a tutta la Chiesa particolare è nella bella lettera di mons.
Giuseppe Giudice, Vescovo di Nocera Inferiore. Il Prelato ha voluto indirizzare a tutti
la sua lettera “Nuovo inizio” in cui non vi sono solo poche righe di
convenevoli disciplinari ma una bella lettura davvero sapienziale del passato,
del presente e del futuro, anche se breve.
A noi tutti Christifideles basta poco. Attendiamo altre comunicazioni.
Intanto riprendo le parole conclusive di mons. Giuseppe Giudice:
«Noi, come Chiesa, ci incamminiamo fiduciosi, sapendo
da Chi siamo stati mandati, e accompagnati dalla Vergine santa, tanto
venerata in questo mese di maggio».
Aggiornato al 15 maggio 2020 ore 19,00
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