Triduo domiciliare: oltre la coercizione un'opportunità di esperienza battesimale





"Pasqua è mistero di luce".
Questi momenti di “domicilio” non possono avere il senso della “misura cautelare personale”, della “coercizione ecclesiale”, ma dell’opportunità di vivere il mistero in forme agite personali, familiari, casalinghe, lì dove i “significati”, anche quelli della fede, appaiono con una forza diversa, forse più intima e più costitutiva della stessa identità di ogni battezzato. Non si può avere solo "nostalgie" delle liturgie: bisogna provocare la liturgia per fondare la fede.







Umberto R. Del Giudice



Nell’agosto del 2003 ebbi l’occasione provvidenziale di partecipare al VII Convegno di spiritualità liturgica presso la Casa “Mater Amabilis” a Vicenza. Tema della tre giorni: “Pasqua. Mistero di luce”.
Il Convegno fu promosso da suor Loretta Moserle, per me indimenticabile docente di Liturgia e testimone di vita cristiana anche nella e oltre la malattia. Credo che si possa definire Loretta una delle figure italiane più propositive della riforma liturgica. Una autorevole "figlia della Chiesa" che manca ormai da più di quindici anni per la prematura scomparsa.

Il Convegno aveva una caratteristica fondamentale: la forma principale era quella laboratoriale. Oltre alla riflessione condotta vi era anche l’esperienza accompagnata: si alternarono, infatti, gli interventi di Luca Fallica, Michael David Semeraro, Virginio Sanson e i laboratori condotti da Andrea Grillo.
In quel Contesto le riflessioni si intrecciavano con il fare e si procedeva, potremmo dire ad modus experimentum e experimentalis, in forma di laboratorio liturgico. Si lavorava per gruppo; ci si confrontava; si esprimevano idee; si pregava insieme con particolari accorgimenti come proposto dai gruppi.
Quei laboratori erano una fonte di spiritualità poiché, ben oltre la riflessione comune, era l’azione comune che apriva a significati nuovi, e i partecipanti si trovavano condotti nell’esperienza a "vivere i significati".
Quel Convegno aveva come tema quello della luce. Il tempo per i lavori furono scelti non a caso: il convegno ebbe luogo nei primi giorni di agosto, tra il 3 e il 6, concludendosi così nella festa della Trasfigurazione del Signore. L’intreccio tra il recupero delle dinamiche del Triduo pasquale e la liturgia di quei giorni fu più che generoso: un’esperienza viva di azione liturgica nella quale la comprensione della fede andava di pari passo ed era supportata dalla celebrazione.
Ricordo che alcuni momenti di preghiera furono opportunamente riproposti guardando proprio ai giorni del Triduo: la comunione fraterna nel servizio con i gesti liturgici anche della lavanda, la preghiera davanti al crocifisso in spazi aperti e larghi con intenzioni declamate da vari lettori a voce alta ed in piedi davanti al crocifisso e accolte nel silenzio di tutti; e poi la celebrazione con particolare riferimento alla luce.
Questa era la forza e il presupposto antropologico di quei convegni: l’azione rituale è contesto significativo della comprensione simbolica, così l’azione liturgica trascina e chiama il cristiano nel mistero di salvezza.
In questi giorni forti dell’esperienza cristiana, l’azione liturgica si presenta come “domiciliare”: ma questi momenti di “domicilio” non devono e non possono avere il senso della “misura cautelare personale”, della “coercizione ecclesiale”, ma dell’opportunità di vivere il mistero in forme agite personali, familiari, casalinghe, lì dove i “significati”, anche quelli della fede, appaiono con una forza diversa, forse più intima e più costitutiva della stessa identità di ogni battezzato.
In questo giorno, prima che inizi il Triduo che ciascuno si prepara a celebrare a casa, riprendo queste belle parole di suor Loretta Moserle che così presentava gli Atti del VII Convegno di spiritualità liturgica nel volume dedicato dei “Quaderni di Ecclesia Mater” (n. 24/2003). Possono essere utili per entrare ancor più nella esperienza della notte/giorno, nel buio/luce, che ci circonderà nella celebrazione del Triduo.

L'augurio all’inizio di questo Triduo, luogo fondante dell'identità del cristiano, è che possiamo continuamente esperire anche nelle forme di liturgia domiciliare la libertà dei figli nel Figlio, il dono dei cristiani, immersi e rinati nell'autodonazione del Cristo che è donazione e vita, speranza nella notte, luce nel buio.

Buon Triduo domiciliare. Buon Triduo illuminato.


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Loretta Moserle (in Quaderni di Ecclesia Mater, 2003/24, suppl. n. 2)

Presentazione

«Al cuore della fede cristiana c'è un evento: inserito all'interno della storia di Dio e del suo rapporto con il popolo eletto, ha per protagonista la persona dell'ebreo Gesù di Nazareth, avviene presso Gerusalemme durante una celebrazione ebraica della Pasqua, si svolge secondo modalità rivelative che il giudaismo apocalittico interpreta con il termine "mistero". Spesso tra i cristiani non si pensa a un evento, ma ad una successione di avvenimenti riguardanti Gesù, quanto meno a due contrapposti momenti: la sua morte in croce e la sua risurrezione. Si rischia così di ridurre la fede cristiana nel mistero pasquale a credulo accoglimento del racconto di una tragica vicenda (quella di un innocente condannato e ucciso) che, al termine, per divino prodigio, risulta come una storia a lieto fine (con la risurrezione del crocifisso).
No, la Pasqua è altro. È mistero, perché, grazie all'ingresso di Dio nella storia di Israele e dei popoli, realtà tra loro alternative e inconciliabili, come morte e vita, costituiscono un unico e medesimo evento. La fede cristiana secondo l'evangelo non si limita ad affermare che nell'esperienza di Gesù alla morte è seguita la vita, ma che quella morte in realtà è vita, quella sconfitta è vittoria, quel fallimento è salvezza.
Qui sta la novità e per questo la Pasqua, è mistero di luce. Tutto allora si trasfigura: Dio è l'unica vera novità, e nel mistero luminoso della Pasqua è ora possibile vedere la realtà con gli occhi di Dio. I suoi pensieri e le sue vie non sono i nostri. La sua potenza tiene insieme ciò che per noi è contraddittorio e impossibile accostare. Per noi o è notte o è giorno, invece il paradosso del mistero fa della notte il giorno, perché la luce brilla nelle tenebre.
Partendo da queste considerazioni il VII Convegno di spiritualità liturgica si è proposto di introdurci nel cuore stesso della fede e della spiritualità cristiana: cosa significa per noi, oggi, scoprire che il Crocifisso-Risorto è fonte di luce e di salvezza per l'esistenza umana e quale ricaduta ha questo evento nella nostra vita di ogni giorno.
Scopo del convegno è quello di affinare la nostra sensibilità contemplati va nei confronti del Mistero di Cristo nella sua centralità pasquale: contemplare l'icona luminosa del suo volto tragico e glorioso insieme...
Tutto il Mistero pasquale di Gesù Cristo è attraversato dal tema della LUCE:
• Luce che irradia da un Crocifisso il quale fa diventare gloriosa la croce che in sé è scandalo e stoltezza;
• Luce che proviene da un sepolcro chiuso sigillato, luce così forte che ha il potere di rompere ogni sigillo per far trionfare la vita come Primizia;
• Luce pre-vista nell'ombra dell'esperienza della Trasfigurazione.

Il Prof. Luca Fallica, nella prima relazione, aiuta a riscoprire il Mistero del Crocifisso che muore amando e manifestando la gloria del Padre (paradosso indicibile); da quella morte proviene una luce che illumina di senso le nostre morti e offre il criterio con cui volgere lo sguardo a quel legno, simbolo di tutte le situazioni più disperate della storia. Da Colui che è innalzato sul mondo, sospeso tra cielo e terra, ma che attira tutti a sé, come ha promesso, proviene una luce che illumina ogni situazione della vita anche le più precarie e gravose. Si tratta di contemplare con occhi nuovi la Gloria di Gesù che si manifesta proprio nel suo innalzamento e accoglierne l'immenso amore gratuito, che l'evangelista Giovanni annunzia con insistenza.
Il secondo momento, condotto dal prof. Michael David Semeraro, porta a considerare l'altro aspetto del Mistero della Pasqua: il Crocifisso/Risorto primi zia dei morti p dei risorti. L'accento viene posto sulla Veglia pasquale: la notte, momento dal ricco e forte simbolismo, è il luogo dell'attesa di Colui che viene per far passare dalla Pasqua del Signore Crocifisso e Risorto alla Pasqua di ogni singolo credente. Qualsiasi chiusura è infranta in questa notte da una Vita che prorompe potente e luminosa e invade persone e cose. La liturgia della Veglia pasquale, ogni anno porta alla contemplazione di quest'evento sempre sconvolgente e sorprendente: la storia è visitata e salvata dalla PRESENZA di Cristo Gesù e questo processo coinvolge ogni uomo, tutti gli uomini. Davvero questa è una notte beata. La luce si arricchisce così di significato, "perché si fa una veglia alla Luce, verso la Luce, con la Luce", nella notte illuminata dall'Assente e ad ogni uomo che veglia viene offerta la possibilità di riconoscere la gloria di Cristo Risorto-Primogenito del Padre e Primizia dei viventi.
"Fare pasqua" è perciò entrare in una notte in cui l'Eterno amore del Padre si incarna in questo nostro tempo e ci raggiunge negli inferi delle nostre situazioni per farci uscire a piena luce e renderci partecipi della sua gloria.
La celebrazione della Pasqua settimanale nel Giorno del Signore è correlata al mistero della Trasfigurazione. Il percorso; gli accostamenti e gli approfondimenti e l'esperienza quasi speculare dei tre apostoli e della comunità cristiana che celebra settimanalmente questo mistero, ci è proposta dal Prof. Virginio Sanson. Questa relazione, nella sua sintesi, diventa proposta celebrativa del Giorno in cui la Chiesa, in obbedienza al Suo Signore, si raduna per celebrare la realtà che fonda la sua vita: Cristo morto e risorto.
I Laboratori, caratteristica tipica di questi Convegni, sono stati introdotti dal Prof. Andrea Grillo, che ci ha offerto le coordinate celebrative e rituali per assaporare come la passione del Signore può diventare esperienza di Gloria e come questa notte può essere illuminata dalla Presenza non visibile del Risorto.

Chi partecipa ad un Convegno di spiritualità liturgica, dedica molto tempo all’esperienza celebrativa, perché è consapevole che ogni celebrazione, in particolare quella pasquale, è paradigma della vita secondo lo Spirito: passaggio continuo e quotidiano dalle tenebre alla luce perché con il Presente "la notte è chiara come il Giorno e le tenebre sono come luce" (Sal 139,12)».

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