Tradizioni cattoliche a confronto in poche righe






Umberto R. Del Giudice




Mi sembra ravvisare un tono ed una preoccupazione ben diversi, direi conflittuali, tra il Decreto promulgato per i cattolici di rito latino e quello per le chiese orientali circa le celebrazioni pasquali.


I due Decreti disegnano, sebbene nella preoccupazione “curiale” di fondo, due respiri diversi, due patrimoni governati ormai da due ermeneutiche distinte e, spesso, distanti.

Circa il munus sacerdotalis christifidelium la distanza delle tradizioni sembra abissale.
Nel primo è scritto: «I fedeli siano avvisati dell’ora d’inizio delle celebrazioni in modo che possano unirsi in preghiera nelle proprie abitazioni. Potranno essere di aiuto i mezzi di comunicazione telematica in diretta, non registrata. In ogni caso rimane importante dedicare un congruo tempo alla preghiera, valorizzando soprattutto la Liturgia Horarum».
Nel secondo troviamo: «Ricordare ai fedeli il valore della preghiera personale e familiare, autentica preghiera ecclesiale» (corsivo non originale).

La preghiera personale e comunitaria (in questo caso familiare) diventa per il primo una possibilità, una concessione, mentre per il secondo è "autenticità ecclesiale".
Prospettive ecclesiologiche ben diverse.

De missa sine populo. Altro capitolo, altro confronto.
La possibilità concessa di celebrare “eccezionalmente la Messa senza concorso di popolo” ai presbiteri di rito latino stride con quella prevista per quelli dei riti orientali i quali “non possono celebrare la liturgia da soli”.
Prospettive ecclesiologiche e sacramentarie diverse.

La fede latina in streaming, non abbondante ma differita
Mentre nella notte della grande Veglia si raccomoda, per le tradizioni orientali, di invitare «le famiglie, ove possibile attraverso il suono festoso delle campane, a radunarsi per leggere il Vangelo della Resurrezione, accendendo un lume e cantando alcuni tropari o canti tipici della rispettiva tradizione che spesso sono conosciuti a memoria dai fedeli», nella tradizione latina null'altro si dice che "si celebri esclusivamente nelle chiese cattedrali e parrocchiali", magari lasciando lo spioncino digitale accesso...
La memoria, i canti, i lumi delle tradizioni orientali sono sostituite dalla celebrazione "senza popolo" nella tradizione latina: l'immediatezza orientale è surclassata dalla mediazione dei chierici a favore del popolo "latino"...


Cosa dire?!... Poche battute per comprendere che la preoccupazione giuridica e gerarchica nel primo lascia il posto all’autentica preghiera ecclesiale nel secondo.
Quanta povertà latina!
Ma aspettiano che le Conferenze episcopali accolgano queste indicazioni per dire altro. Forse (ma non ne sono poi così convinto) la Curia romana per il rito latino vuole demandare alle Conferenze episcopali l'approfondimento della questione?

Intanto, queste due tradizioni cattoliche a confronto in poche righe di decreto dicono già tanto.

Con osservanza...


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