Il Dio che si è fatto uomo non si lascia antropomorfizzare


 

Trump afferma che “Dio lo protegge”.
Ma la riduzione di Dio ad un “tappabuchi” può diventare una bestemmia.

 


 

Umberto Rosario Del Giudice

   

È di queste ultime ore l'affermazione del candidato alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, nel suo inconfondibile stile, che Dio stesso l'avrebbe tutelato dal tentato omicidio (“God saved me”)[1]. E ancora: «ho Dio al mio fianco» (“I had God by my side”) e «siamo – gli Usa – una Nazione sotto la protezione dell’unico Dio (“We are one Nation under God indivisible”)».

Al teologo queste affermazioni non possono risultare irrilevanti.

Di solito si accettano come affermazioni generiche, per lo più popolari. Ma questa volta, assumono il carattere di una rivendicazione non solo fideistica ma anche politica.

Il pericolo, dunque, è doppio.

 

E che questa affermazione risuoni poi nel drammatico anniversario della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta, potrebbe far sorgere la domanda: “perché Dio ha deviato il proiettile destinato a Trump – lasciando, tra l'altro, morire un padre che difendeva la propria famiglia – e non ha fatto in modo che si inceppassero gli ordigni posizionati sull'autostrada per Capaci – dove persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta – e invia D'Amelio?».

L'unica soluzione per i fideisti è una risposta fideista: «Dio avrà i suoi piani».

Questa operazione che non ha nulla di logico-causale e di ragione credente è tra le più blasfeme che si possono accettare.

È l'antropomorfizzazione di un Dio chi si è rivelato nella carne, facendosi uomo e non con i caratteri generici di un uomo.

La risposta (e la convinzione fideista), se non ha lo scopo pedagogico di aiutare ad “affidarsi” nella propria storia alla bontà del Padre di Gesù Cristo, diventa una bestemmia.

 

Né l’onnipotenza di Dio potrebbe essere ridotta a una volontà che si inserisce nelle cause e negli effetti di tutta la storia umana. La storia umana è stata, e sarà sempre, una storia che coinvolge gli atti liberi degli individui. Se di “onnipotenza” si può parlare, con tutta la difficoltà che questa categoria ellenica comporta e riportandola nell'ambito dell'esperienza giudaico-cristiana, bisogna affermare che essa è la volontà di Dio di continuare a fare il bene a ogni uomo nonostante le azioni malvagie dell'uomo. L'onnipotenza di Dio, e quindi la sua volontà, si rivela sul Gesù Cristo in croce che si affida alla bontà del Padre nonostante il male degli uomini: e in quella fede si rivela lo Spirito del Padre, che noi chiamiamo onnipotenza.

 

Allora si può concludere che il Padre, nello Spirito di Gesù, continuerà a far piovere benedizioni sui giusti e sugli ingiusti, nonostante la libertà che ogni individuo ha, e continuerà ad avere, di martellare chiodi nelle mani e nei piedi di un altro uomo o di premere il grilletto contro altri al fine di uccidere delittuosamente, o di fissare paletti per la pace, regole di convivenza, rispetto della vita e del lavoro, contro ogni mentalità mafiosa.

Perché, a ben vedere, anche un capo mafia potrebbe esclamare «Dio è con noi» dopo aver fatto saltare in aria un’auto con 70 chili di tritolo[2].

Ma la logica, che non concede di generalizzare la storia spalmando ricorsi storici sulla “volontà divina”, e la fede, che non permette di antropomorfizzare Dio ma chiede di rimanere alla sequela del Cristo, non concedono credenze fideistiche.

Questo un cristiano lo sa.

E se non lo sa, e perché spesso sbagliamo catechesi e omelie sull’onda di una mentalità nomotetica medievale (tutto è ordinato dall’unico volere di Dio da sempre e per sempre) o sulla scia del modello teleologico-progressivo moderno (tutte le storie porteranno ad un unico grande progresso voluto da Dio) che non hanno nulla a che fare con il Vangelo.

Che Dio voglia tutti con sé, nella sua benedizione, è un dato (che noi chiamiamo “predestinazione”): che muova i fili degli avvenimenti storici come se facessimo tutti parte di un teatrino di burattini, è una operazione di antropomorfizzazione dell’immagine di Dio che cerca solo di ridurre l’ansia e raccogliere in una falsa sicurezza umana. Diventa quasi una “bestemmia.

Negli USA (come in altre nazioni) questa sensibilità fideistica è diffusa “politicamente” oltre che “teologicamente”.

Bisogna ricorrere all’annuncio serio del Vangelo per non distorcere le immagini di Dio e della sua benedizione, Cristo Gesù.

Al “non si muove foglia che Dio non voglia” dimentichiamo spesso di aggiungerci un “nel bene”, poiché Dio rimane quella fonte di amore che tutto precede ma che non preordina tutto come se fosse un ragioniere sempre all’opera. E questo i cristiani lo hanno imparato dal Verbo fatto uomo, non da un dio che si comporta come si comporterebbe un pessimo superpadre umano, che tutto controlla e tutto stabilisce.

 

Dunque, God bless us in Jesus Christ our Lord.


 

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