Scegliere tra Maria di Nazareth e Ponzio Pilato
“Natus ex Maria Virgine;
passus sub Pontio Pilato”.
Nelle primissime testimonianze cristiane extrabibliche, Maria è
presentata in contrasto con un'altra figura: Ponzio Pilato. Due figure, due
atteggiamenti totalmente opposti. Due modi di fare storia.
Umberto Rosario Del Giudice
La Solennità di oggi ci aiuta a riconsiderare la figura di Maria
di Nazareth nella sua qualità di “Madre di Dio”.
Le sobrie testimonianze bibliche su Maria lasciano spazio di
interpretazione per accogliere questa figura centrale del cristianesimo tra
invocazione (atteggiamento più cattolico-ortodosso) ed evocazione (atteggiamento
più protestante).
Ma non c’è dubbio che già dai primi anni del II sec. per tutti
i cristiani Maria ha un ruolo determinante rispetto alla vita di Cristo e dei
suoi discepoli. Nel II sec., infatti, la menzione del “concepimento verginale” di
Gesù, figlio di Maria, entra nelle confessioni di fede e non ne uscirà più.
Va notato però che sia il Simbolo degli Apostoli (tra i
più antichi anche se non databile) sia il Simbolo di Nicea-Costantinopoli
associano la menzione di Maria col nome di Pilato. Anzi, tre sono
i protagonisti: lo Spirito Santo, Maria e Pilato.
Tre soggetti che esprimono tre dimensioni diverse: tralasciando
la presenza dinamica di Dio (lo Spirito Santo), vale la pena ricordare
la tensione/relazione tra Maria e Pilato; la testimonianza e l’attiva
partecipazione di Maria in netta contrapposizione con la totale passività e
indifferenza di Ponzio Pilato.
La partecipazione di Maria è in ordine non solo alla incarnazione
ma anche al “homo factus est”, al divenire uomo di Gesù; la passività totale,
menefreghista, lassista di Pilato, ordinario amministratore romano, è in relazione
alla morte.
Questi due poli credo siano interessanti per ricomprendere la “maternità
attiva” da una parte e la “crudeltà indifferente” dall’altra.
Ma c’è un ulteriore contrasto che questa volta ci viene dal
racconto biblico: l’opposizione Maria-Pilato, due modi di vivere e di divenire,
sono nettamente in relazione con un altro contrasto: alla scena tenera, dolce,
quasi anonima e ordinaria di Lc 2,1-7 è rilanciata la scena di Lc 2,8-14: la gloria
cantata da “un esercito celeste” e annunciata ai pastori. E il “segno” rimane
lo stesso: un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. Ogni persona
è tale quando è reale; e ogni donna e ogni uomo sono tali quando non rimangono indifferenti,
come Maria.
Maria è colei/colui che custodisce e costruisce ciò che la/lo
caratterizza;
Maria è colei/colui che rafforza la determinazione di crescere;
Maria è colei/colui che libera le belle energie;
Maria è colei/colui che canalizza la buona aggressività nella
giusta direzione.
Pilato è colui/colei che ama per dovere;
Pilato è colui/colei che spera senza condividere;
Pilato è colui/colei che non permette agli altri di essere presenze
senza strumentalizzarle;
Pilato è colui/colei che rimette al fato la propria felicità.
Non c’è dubbio però che Maria non rimane solo un simbolo, ma è
una presenza mite e umile che accompagna nella storia; quella storia di sé che
però rimane nelle nostre mani, che non vanno lavate nella fretta, nella distrazione,
nella rivalità.
E sotto il segno della “gloria del bambino nato” la liturgia
oggi ci aiuta a cantare, a partecipare alla storia, senza lavarci anonimamente
e passivamente le mani, affrontando le guerre con determinazione per giungere alla
“pace”, allo “shalom”, che noi traduciamo con “salvezza”.
E “oggi” la salvezza è entrata nella storia e noni ci siamo
dentro accompagnati da Maria, “Madre del Figlio” e “Madre della Chiesa”.
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