Desiderio desideravi: una breve guida alla lettura

 

Propongo una brevissima guida alla lettura della Desiderio desideravi: sulla formazione liturgica del popolo di Dio, con la consapevolezza che questa lettera meriterà lavoro, riflessione e condivisione.

 

 

 

Umberto Rosario Del Giudice

 

La Lettera apostolica Desiderio desideravi oggi pubblicata intende offrire solo «alcuni spunti di riflessione per contemplare la bellezza e la verità del celebrare cristiano» e lo fa attraverso alcune dimensioni caratteristiche esposte fin dall’inizio: dimensione cristologica, trinitaria, dimensione rituale, dimensione escatologica, dimensione salvifica e pneumatologica.

 

Arte del celebrare e tradizione

La lettera è proposta in relazione immediata con il precedente Motu proprio Traditionis custodes (cfr. n. 1) attraverso il quale si voleva «una sola e identica preghiera capace di esprimere la sua unità. Questa unità, come già ho scritto, intendo che sia ristabilita in tutta la Chiesa di Rito Romano» (n. 61).

Questi i titoli attraverso la lettura dei quali si comprende la linearità della esposizione:

·       La Liturgia: “oggi” della storia della salvezza

·       La Liturgia: luogo dell’incontro con Cristo

·       La Chiesa: sacramento del Corpo di Cristo

·       Il senso teologico della Liturgia (a cui viene dedicato solo un numero)

·       La Liturgia: antidoto al veleno della mondanità spirituale (con le sue forme distorte di cristianesimo: gnosticismo e neo-pelagianesimo).

·       Riscoprire ogni giorno la bellezza della verità della celebrazione cristiana

·       Lo stupore per il mistero pasquale: parte essenziale dell’atto liturgico

·       La necessità di una seria e vitale formazione liturgica

·       Ars celebrandi

 

Questo schema chiarisce quanto l’azione rituale sia ormai percepita come la “prima scuola”, ovvero il primo luogo della formazione di tutte le dimensioni umane: simbolica, intellettuale, affettiva, dottrinale… Per questo motivo la liturgia è immediatamente connessa con la lex credendi, ovvero con la tradizione vissuta.

Oltre il fatto che viene citato il Concilio -direttamente connesso al Movimento liturgico (n. 16), citazione che meriterebbe una articolata riflessione-, mi limito a presentare due elementi:

·       la citazione delle rubriche

·       la formazione attraverso la liturgia

 

Rubriche e… Spirito

Inaspettatamente il documento cita le rubriche come guida per la creatività. L’osservanza delle rubriche non dona la sicurezza che il rito sia partecipato, ma la comprensione delle rubriche dona la straordinaria capacità di fondare una impostazione sapienziale dell’atto liturgico aprendo l’esperienza ad una creatività vitale senza l’improvvisazione soggettivistica e individualistica, sterile quanto dannosa (cfr. n. 48).

Credo che anche la forma rubricale del diritto liturgico vada ripensata[1].

In questo senso, lettura attenta della dimensione rituale e (auto-)formazione vanno di pari passo.

La formazione non è un processo mentale e astratto, né «qualcosa che si possa pensare di conquistare una volta per sempre: poiché il dono del mistero celebrato supera la nostra capacità di conoscenza, questo impegno dovrà per certo accompagnare la formazione permanente di ciascuno, con l’umiltà dei piccoli, atteggiamento che apre allo stupore» (n. 38). 

Lo “Spirito” parla e si manifesta in tutto il creato attraverso l’esperienza religiosa che, nel cristianesimo (ovvero, attraverso l’immersione nel mistero pasquale), si rivela nell’azione rituale.

Infine, è proposta in modo molto equilibrata la relazione tra arte e arte del celebrare poiché “celebrare” non è semplicemente un’arte che si può imparare come in un laboratorio. Anche questa “bellezza” è stata spesso travisata o dimenticata, taciuta o rimossa, tanto da chi presiede, quanto da coloro che celebra e finanche da coloro che riflettono sul rito, sulla liturgia e sullarte.

Concludendo, vale la pena riprendere le ultime righe della Prefazione di un testo dedicato proprio alla formazione liturgica. Presentando il volume, il compianto Silvano Maggiani scriveva:

«La formazione liturgica risulta essere un punto focale e nodale del nostro essere Chiesa; chiave di volta del rinnovamento spirituale auspicato dal Concilio Vaticano II. Esige serietà e rigore, costanza e austerità: senso delle cose e delle persone e del ministero che coinvolge» [1].

Ecco: le relazioni hanno bisogno di un luogo fontale, e questo luogo è la liturgia; e non c'è intelligenza alcuna né spiritualità senza relazioni.





[1] Cfr. U.R. Del Giudice, La canonicità del rito: valore giuridico e/o rituale delle rubriche?, in R. Tagliaferri (cur.), Pastorale liturgica e altre pratiche della fede, Roma - Padova 2018, 409-460

[1] A. Grillo (cur.), La formazione liturgica. Atti della XXXIII Settimana di Studio dell’Associazione Professori di Liturgia – Padova 2005, Roma 2006, 8.


 


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