Potestà e ufficio: piccoli passi oltre il clericalismo?

 


 


Breve comunicazione sull'esercizio della 'potestà nella Chiesa'.




Umberto Rosario Del Giudice


È appena stata pubblicata la notizia che il Pontefice ha concesso ai Superiori della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA) di autorizzare, «discrezionalmente e nei singoli casi», ai sodali non chierici il conferimento dell’ufficio di Superiore maggiore in Istituti religiosi clericali di diritto pontificio e nelle Società di vita apostolica clericali di diritto pontificio della Chiesa latina.

In altre parole, si tratta di una “licenza” che autorizza, in via del tutto eccezionale e secondo il parere discrezionale della CIVCSVA, che un consacrato non chierico possa essere un Superiore maggiore in un Istituto in cui sono incardinati chierici.

Da anni, alcuni Istituti (clericali e di diritto pontificio…) avevano chiesto una tale possibilità. In modo particolare, ricordo, l’ordine dei Cappuccini. Per semplificare, la questione era (ed è), se la Comunità indica come Superiore maggiore un fratello non chierico questi può essere nominato Superiore? Fino ad oggi no. In futuro, e con licenza della Congregazione, sarà possibile (ma non automatico).

In questo caso però sorgono alcune domande.

Saranno Superiori maggiori ordinari? La potestà sarà propria? Sarà delegata? Delegata dal Moderatore? E quale sarà il legame tra “Superiore” e “chierici in cura d’anime”? Il Superiore potrà cosa?

Sembra che, rebus sic stantibus, il Capitolo che indica il proprio superiore non deleghi potestà alcuna (tantomeno lo fa il Moderatore) e che la “potestà” più che essere connessa all’ufficio è legata alla “licenza” e alla “autorizzazione” della Congregazione.

La potestà del Superiore, infatti, sarebbe legata alla “licenza” della Congregazione e alla natura e all’indole dello stesso Istituto.

Sono piccoli passi per cogliere la possibilità di un esercizio della potestà differente da quello finora indicato nella prassi tanto della vita consacrata quanto della vita ecclesiale in genere.

Spunti, limitati, che meritano attenzione (tanto del canonista quanto del credente).

La riflessione comune può portare altri orizzonti, anche in altre forme di comunità, pur rimanendo (e la "licenza" e il "linguaggio" lo confermano) limiti clericalistici...

 

 

 


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